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6 cose che sicuramente non sapevi sulle donne che partoriscono in prigione

Il parto non è un momento facile, anche se da un minuto all’altro stringeremo tra le nostre braccia un bebè che magari aspettiamo da tanto bene. Se non lo è in condizioni normali, figuriamoci come può essere l’esperienza delle donne che partoriscono in prigione. Alle paure che normalmente accompagnano durante i 9 mesi di gravidanza, dobbiamo aggiungere le incertezze per un luogo che sicuramente non è il più adatto e idoneo per crescere unneonato.

In prigione le donne sono praticamente sole ad affrontare la gravidanza. Il sistema carcerario cerca di rendere le cose più agevoli per una donna incinta e partoriente, ma è il luogo in se a non essere per niente il migliore per affrontare un percorso tanto delicato quanto importante come è la nascita.

Se pensi che affrontare una gravidanza in carcere sia un evento raro, ti sbagli di grosso, perché in realtà è più comune di quanto possa sembrare. Nel mondo e anche in Italia. Ecco 10 cose che forse non sai sul tema, ma che tutti dovrebbe conoscere per far partire campagne di sensibilizzazione sull’argomento.

neonato
Fonte Pixabay

Quante donne partoriscono in carcere?

Si stima che tra il 6 e il 10 per cento delle donne incarcerate siano in dolce attesa. Negli USA circa 1400 donne partoriscono in un anno mentre sono dietro le sbarre. E in Italia? Secondo i dati relativi al 30 giugno 2016 erano 8 le donne incinte in carcere (e 38 quelle detenute con figli in prigione, mentre 41 i bimbi conviventi in istituto).

Molte donne non si rendono conto di essere incinte all’ingresso in cella

La maggior parte delle donne viene condannata e imprigionata senza nemmeno sapere di avere un bambino che sta crescendo nel grembo. Anzi, a volte lo scoprono a gravidanza inoltrata, perché quando il ciclo non compare danno la colpa allo stress.

Esistono pene alternative alla detenzione

In Europa il Parlamento Europeo ha chiesto che alle madri, soprattutto quando sono l’unica figura genitoriale o hanno figli in tenera età, sia garantita una pena alternativa alla detenzione. Lo stesso discorso vale per le donne incinte.

L’assistenza alle gestanti in carcere

Già la legge 40/2001 affrontava il problema, prevedendo la presenza di specialisti e assistenti che potessero aiutare le gestanti e le puerpere, tenendo il figlio con se in carcere fino al compimento del terzo anno di età, a meno che non possa essere prevista la detenzione domiciliare.

Cos’è l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri

L’Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) è un luogo per far crescere i figli delle detenute in un ambiente più consono. Sono nati nel 2011 con la legge 62 e riguarda le mamme di bambini con età compresa tra 0 e 6 anni. Sono dei mini appartamenti, delle case protette.

La depressione post partum è molto comune

Il disturbo dell’umore può colpire tutte le donne dopo il parto, ma il fatto di aver vissuto in carcere l’esperienza rende più inclini queste mamme a soffrirne, a causa del senso di isolamento e straniamento che provano per tutta la gravidanza e anche in occasione del parto.