Come parlare di bullismo con i bambini anche piccoli? Sicuramente è un fenomeno con il quale prima o poi verranno a contatto. Genitori e insegnanti devono fare in modo che i ragazzi siano preparati. Solo conoscendolo, infatti, si potrà sperare di non avere più vittime, ma nemmeno carnefici. Perché solo con l’empatia e mettendosi nei panni dell’altro si possono avere rispetto, comprensione e comunicazione.
Gli esperti sottolineano che non è mai troppo presto iniziare a discutere di bullismo con i bambini. E i racconti sono senza dubbio il metodo migliore per arrivare dritti al cuore della questione, potendo sortire l’effetto sperato nei ragazzi.
Le molestie di Maria è un racconto utile per parlare sia a casa sia a scuola di bullismo. Dando ai ragazzi gli strumenti utili per poter comprendere come creare rapporti più sinceri, rispettosi, umani.
Le molestie di Maria, racconto
Maria era una bambina paffutella, dai capelli rossi lunghi. Era sempre molto allegra, sorrideva a tutti, amava giocare. Era felice. Un giorno il papà le disse che per lavoro dovevano trasferirsi in un’altra città. E da quel giorno la vita di Maria cambiò radicalmente. Sin dal primo giorno di scuola capì che le cose non sarebbero più state le stesse.
Giulia era a capo di un gruppetto di ragazze: era intelligente, aveva molta malizia e nessun tipo di empatia. Era anche molto aggressiva. Non diceva mai niente di carino agli altri, insultava chi non la pensava come lei. E tutti a scuola ja seguivano e ridevano delle sue malefatte a scapito di poveri compagni innocenti, vittime della sua cattiveria.
Un giorno vedendo Maria in fila per entrare in classe, cercò di attirare la sua attenzione. E il tono di voce non prometteva nulla di buono. Così decise di ignorarla. Giulia la raggiunse al suo posto, minacciandole qualcosa nell’orecchio, facendo in modo che l’insegnante non la sentisse. “Dove vai grassona? Questo è il mio posto“. Maria senza guardarla si spostò in un banco nell’ultima fila.
Tornata a casa era molto turbata, ma non raccontò niente. La mattina successiva facendo colazione sperava che quelle ragazze si fossero dimenticate di lei. Ma quando tornò in fila davanti alla porta dell’aula, ricominciarono gli attacchi. All’uscita di nuovo, la aspettavano sulla porta. Lei cercò di fare finta di niente, ma quel gruppetto di bulle le fece lo sgambetto e Maria cadde rovinosamente a terra. Mentre le altre la prendevano in giro. All’insegnante intervenuto per comprendere se fosse tutto a posto disse solo che era scivolata, non raccontando la verità.
Gli altri ragazzini sapevano cos’era successo, ma tutti stavano zitti per paura di diventare a loro volta vittime delle bulle.
I giorni passavano e Maria era sempre più triste. Non riusciva a dormire e non sapeva come affrontare la situazione. Ai genitori che le chiedevano come andasse rispondeva sempre che era tutto a posto. Iniziò ad andare male a scuola, a non mangiare, a essere triste e riservata. Mamma e papà si accorsero di quel cambiamento e così cominciarono a prestar più attenzione.
Alla fine dell’anno il padre venne trasferito ancora. Maria speranzosa, si augurava che le cose sarebbero andate meglio. Il peggio se l’era lasciato alle spalle e finalmente poteva raccontare ai genitori l’incubo che aveva vissuto.