Questa è la storia di un papà gay che ha adottato quando era piccolo un povero bambino, abbandonato dai suoi genitori in un orfanotrofio. Jerry Windle era giovanissimo, ma ha deciso di prendersi cura di quel bambino e di aiutarlo a realizzare i suoi sogni. E possiamo dire che c’è riuscito, perché Jerry Windle è il papà di Jordan Pisey Windle, atleta di 22 anni tra i migliori dell’attuale squadra olimpica degli Stati Uniti d’America impegnata nelle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Oggi Jordan sorride felice e sta inseguendo i suoi sogni sportivi, ma la vita con lui è stata dura. La sua famiglia era povera e viveva in miseria, tanto da decidere di lasciarlo in un orfanotrofio, dove però non riceveva cibo e cure necessari a crescere bene. Poi un giorno ha incontrato un ragazzo che ha deciso di accoglierlo nella sua vita, dandogli tutte le possibilità che altrimenti non avrebbe avuto. Ma soprattutto crescendolo con amore, nel rispetto dei suoi desideri e supportato da un papà sempre presente.
Jordan, oggi che è un giovane campione, ringrazia chi gli ha dato una seconda possibilità, sostenendo con orgoglio che il papà, che appartiene alla comunità LGBT, è un orgoglio e un vanto da raccontare in tutto il mondo. Il loro legame è davvero molto forte.
L’adozione di Jordan Pisey Windle
Erano gli anni Novanta. Jerry Windle aveva un sogno: diventare papà. Ma era un uomo gay single, quindi le possibilità di poter dare vita a una famiglia erano praticamente pari a zero. Un giorno si è però imbattuto in un articolo che raccontava la storia di un genitore single, un uomo, che aveva adottato un bambino in Cambogia. E allora è partito per quel paese.
Qui l’uomo ha incontrato un bambino di 18 mesi, rimasto senza genitori, malnutrito e affetto da diverse malattie. Quello che lo aveva colpito è stato il suo sorriso enorme. E lì ha capito che sarebbe diventato suo padre. Dopo aver svolto tutte le pratiche per l’adozione, sono tornati a casa e in breve tempo, anche grazie all’amore del suo papà, il bambino si è ripreso nel corpo e nello spirito.
Jordan ha iniziato a voler seguire corsi di immersione.
All’età di 7 anni ha iniziato a tuffarsi e ha vinto il suo primo campionato nazionale junior due anni dopo, che è quasi senza precedenti per qualcuno che si è appena avvicinato a uno sport. Conosco il duro lavoro che ci hai dedicato, te lo sei guadagnato e sono davvero entusiasta e orgoglioso che con il tuo staff tecnico tu sia stato in grado di realizzare un’impresa così straordinaria.
Queste le parole del papà in merito alla scoperta del talento del figlio. L’uomo lo ha sempre motivato e aiutato e i risultati presto si sono fatti attendere, fino alla convocazione per far parte della squadra olimpica a stelle e strisce alle Olimpiadi dii Tokyo, che dovevano svolgersi nel 2020, ma sono state rimandate all’estate 2021 causa Covid-19.
Il papà non è al suo fianto, a causa delle misure preventive contro la pandemia, ma lo sostiene a distanza, come ha sempre fatto. E Jordan sa che potrà contare sempre su di lui.
Di solito riesco a sentire mio padre tra tutti i presenti. Non averlo alle Olimpiadi sarà diverso. Vorrei che fosse lì, ma questo non cambia davvero quello che farò: divertirmi, mettermi in mostra un po’ e mettere su uno spettacolo per tutti. Questo è un sogno divenuto realtà. Dico a tutti, quando mi chiedono perché mi immergo, mi immergo esclusivamente per mio padre e quanto gli piace vedermi. Senza di lui che ha fatto tutti i sacrifici che ha fatto e senza il suo amore e supporto per tutto il tempo in cui siamo stati insieme, non sarei davvero dove sono oggi. Devo ringraziarti per tutto, tutti i miei successi. È stato un viaggio incredibile con lui.
Jordan ringrazia ogni giorno suo padre per il suo sostegno. Non c’è nulla che l’amore non possa fare!
Non è una storia bellissima da condividere?