Gravidanza dopo aborto spontaneo, quali sono le cose che una donna dovrebbe sapere? Quali sono le domande che dovrebbe porre senza remore al proprio ginecologo per avere tutte le informazioni necessarie? Ecco tutto quello che dovete sapere.
Una gravidanza dopo un aborto spontaneo è assolutamente possibile. Molte coppie, di fronte a una notizia che lascia senza parole, si lasciano scoraggiare. Per paura di non riuscire a coronare il sogno di avere un bambino. O perché hanno sofferto molto in seguito alla notizia di un avvenuto aborto spontaneo. C’è chi vorrebbe riprovarci subito e chi, invece, teme di dover rivivere tutte quelle sensazioni e quelle emozioni che purtroppo un aborto comporta. Nella donna che avrebbe dovuto portare in grembo quel piccolo per 9 mesi, ma anche nell’uomo. Non dimentichiamoci mai la figura paterna.
Ogni coppia si pone dei dubbi prima di provare ad avere nuovamente un bambino dopo uno o più aborti. La paura che possa succedere di nuovo potrebbe frenare l’entusiasmo e la gioia di poter diventare finalmente mamma e papà.
Cos’è l’aborto spontaneo
Ma cosa si intende con il termine aborto spontaneo? Si indica l’interruzione di gravidanza che avviene in maniera spontanea entro i primi 180 giorni di gravidanza, anche se nella maggior parte dei casi avviene nel primo trimestre di gravidanza. Può interessare in media il 20% delle gravidanze. L’aborto spontaneo è completo, quando l’embrione o il feto ormai privo di vita viene espulso spontaneamente dal corpo femminile, o incompleto o ritenuto, quando la gravidanza continua, ma embrione o feto non danno segni di vita, l’attività cardiaca non è presente.
Nella maggior parte dei casi, l’aborto spontaneo si presenta senza sintomi. Altre volte le donne notano perdite ematiche e contrazioni uterine. La diagnosi di aborto spontaneo avviene tramite visita ginecologica ed ecografia. Molto spesso capita di accorgersi di aver perso il proprio bambino in grembo proprio durante un controllo di routine durante la gravidanza. Il medico potrebbe consigliare ulteriori esami, come il test di gravidanza o il dosaggio plasmatico della frazione beta dell’ormone della gravidanza (HCG).
Cosa fare in caso di aborto spontaneo? Una volta emessa la diagnosi dura da digerire per ogni coppia, si può procedere tramite terapia chirurgica, attraverso raschiamento mediante isterosuzione, con aspirazione del materiale abortivo presente nella cavità uterina tramite il canale cervicale, o si può attendere la naturale espulsione del materiale dall’utero, magari favorendolo con farmaci che possano indurre le contrazioni uterine.
Dopo aver eseguito la procedura consigliata dai medici, cosa fare? Quali sono le procedure da seguire dopo un aborto spontaneo, magari per prepararsi a una gravidanza?
Cosa succede al corpo femminile dopo un aborto spontaneo
Dopo un aborto spontaneo, una donna ha bisogno di tempo per potersi riprendere da un evento traumatico. Sia a livello fisico, sia a livello psicologico. Il corpo femminile subisce delle modifiche nel corso della gravidanza, sin dalle prime settimane. E inevitabilmente subisce dei cambiamenti anche in seguito a un aborto. Se in caso di espulsione spontanea e completa non c’è bisogno dell’intervento medico, nel caso di espulsione incompleta bisogna eseguire una procedura che comporta una serie di perdite, in seguito all’eventuale assunzione di prostaglandina, ormoni delle contrazioni, che consentono di espellere tutto il materiale abortivo. Si possono sperimentare perdite anche molto abbondanti, dolori che possono essere molto intensi, febbre anche molto alta. Nel caso tutto questo non sia gestibile e causi troppi disturbi, meglio rivolgersi al medico o direttamente al pronto soccorso.
In seguito al raschiamento o all’apirazione del materiale abortivo, il corpo femminile subisce trattamenti dai quali ha bisogno di riprendersi, con tempi che possono essere più o meno lunghi. Dopo l’interruzione spontanea di gravidanza le perdite possono durare anche diverse settimane, talvolta persino fino alla ricomparsa delle prime mestruazioni. Proprio dopo la comparsa del primo ciclo mestruale post aborto, viene di solito consigliata una visita ginecologica e una serie di approfondimenti per capire se il corpo della donna si è ripreso. O se ha ancora bisogno dei suoi tempi.
Le conseguenze psicologiche
Non bisognerebbe infine sottovalutare le conseguenze psicologiche di un aborto spontaneo. Insieme alle terapie previste e alle analisi da eseguire per poter sperare di avere una nuova gravidanza dopo un aborto spontaneo, per la donna e anche per l’uomo potrebbe essere consigliato un percorso psicoterapeutico per affrontare da un lato il dolore per la perdita del bambino che sarebbe dovuto nascere e dall’altro lato per preparare la coppia ad affrontare l’iter per la gravidanza.
Ci sono donne che potrebbero non sentirsi adatte, avere costante paura del fallimento, sentirsi pessime madri per non essere riuscite a portare avanti la gravidanza. Sensi di colpa che non fanno bene alla persona e alla coppia. E che non fanno nemmeno bene nel caso in cui si fosse deciso di riprovarci.
Il benessere psichico della donna e della coppia nell’affrontare un nuovo concepimento deve essere accompagnato da personale esperto che possa aiutare i diretti interessati ad affrontare un nuovo turbinio di emozioni. Non tutti reagiamo allo stesso modo di fronte alle avversità e agli ostacoli che la vita pone sul nostro cammino per coronare i nostri sogni. L’importante è sapersi sempre affidare a qualcuno di competente e non aver paura di essere accompagnati con mano sicura ad affrontare quello che più ci spaventa.
Fertilità dopo un aborto spontaneo
Rimanere incinta dopo un aborto spontaneo è più difficile? Cosa succede alla fertilità femminile? Sappiamo che il periodo fertile di ogni donna si manifesta nella fase pre ovulatoria e nel giorno dell’ovulazione. Nel corso della vita di ogni donna, la fertilità subisce dei cali fisiologici inevitabili. È al massimo a 20 anni, comincia a scendere intorno ai 30, subendo un calo netto intorno ai 40, avviandosi pian piano all’annullamento totale, che coincide con il momento della menopausa.
Alcune donne potrebbero temere che i trattamenti utilizzati per gestire l’aborto possano in qualche modo sfavorire la loro fertilità. Ma alcuni recenti studi hanno scoperto che questi non influenzano in alcun modo il tasso di fertilità della donna. Questo rimane infatti alterato, garantendo alla coppia di poter avere molte chance di coronare il proprio sogno. Stringere un bambino tra le proprie braccia, potendo dare vita a una gravidanza
Molto spesso, soprattutto in caso di diversi aborti, i medici possono consigliare di procedere con la fecondazione assistita, per poter portare avanti una gravidanza dopo aborto spontaneo. Magari con la tecnica dell’ovodonazione, che riduce il tasso di abortività nell’85% dei cicli.
Dopo quanto tempo riprovarci?
Ed ecco la domanda che si fanno tutte le coppie. Dopo quanto tempo provarci e sperare di affrontare una serena gravidanza dopo aborto spontaneo che possa esaudire i propri sogni di maternità e, ovviamente, di paternità? A svelare quanto conviene aspettare dopo un aborto è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sottolinea che non si dovrebbe mai provare prima dei sei mesi, periodo di tempo necessario per permettere al corpo femminile di riprendersi dall’evento traumatico.
Di solito i medici consigliano di far passare tra i 3 e i 6 mesi, per una ragione molto semplice: in questo lasso di tempo la funzionalità delle ovaie viene completamente ripristinata e quindi aumentano le possibilità di portare a termine una gravidanza. Ovviamente si tratta di numeri che lasciano il tempo che trovano. Anche perché altri studi spiegano che sarebbe meglio provarci subito. Ma le tempistiche poi possono variare per molti fattori, primo tra tutti quello emotivo, che non deve essere mai sottovalutato.
Ogni gravidanza è una storia a se. Non possiamo trincerarci dietro freddi numeri, perché stiamo parlando di persone. Sarà il proprio ginecologo a dare indicazioni in tal senso, tenendo in considerazione il fatto che le linee guida dei massimi esperti mondiali in termini di salute, l’OMS, sottolineano come sia fondamentale permettere al corpo della donna di riprendersi.
Affidatevi al vostro medico e alle vostre sensazioni, senza forzare mai i tempi. Dovete sentirvi pronte ad affrontare di nuovo tutte le procedure previste, sperando questa volta in uno splendido lieto fine, con fiocco rosa o fiocco azzurro.
Le domande da fare al ginecologo
Dopo un aborto spontaneo bisogna rivolgersi sempre con fiducia al proprio ginecologo, rivolgendogli tutte le domande opportune per poter affrontare di nuovo con serenità il percorso che porta a una nuova gravidanza. Purtroppo l’aborto spontaneo è una complicanza frequente della gravidanza, con un’incidenza del 20%. Non si conoscono le cause, ma si possono riscontrare alcuni fattori genetici alla base di questo evento che può essere traumatico per ogni coppia. Altre volte le cause sono da individuare nell’assunzione di farmaci teratogeni e in fattori autoimmuni.
Cosa chiedere al proprio medico curante dopo un aborto spontaneo?
- Quanto tempo dobbiamo aspettare per poter provare di nuovo ad avere un bambino?
- L’aborto spontaneo può essere ereditario? La famigliarità ha un collegamento nel numero possibili di aborti spontanei?
- Quali sono gli esami che devono essere eseguiti dopo un aborto spontaneo?
- L’aborto spontaneo può mettere a rischio la salute della donna e la fertilità femminile?
- Quali sono le cose che bisogna sapere per evitare un altro aborto, come ad esempio farmaci da non assumere, alimentazione, sport e altro?
Non abbiate mai paura di fare domande al vostro medico. Meglio una domanda in più, che un’incertezza che non vi fa dormire la notte. Sicuramente il ginecologo sarà ben felice di rispondere a ogni vostro dubbio, dandovi i consigli migliori per rimanere incinta e godervi la gravidanza, nonostante l’aborto possa avere lasciato in voi cicatrici difficili da rimarginare.