I social sono un mondo davvero complesso. Da un lato sono perfetti per condividere, sensibilizzare e far passare anche degli ottimi messaggi. Dall’altro alto, invece, possono essere anche fonte continua di attacchi e prese in giro. Questo bambino, per esempio, è stato preso come soggette per dei meme crudeli e la madre non accetta la cosa.
Il protagonista di questo racconto è il piccolo Jameson, che all’epoca dei fatti aveva appena 4 anni. Sua madre, AliceAnn Meyer, ha pubblicato alcune foto del bambino, volendo condividere con i suoi amici alcuni momenti felici con il bimbo, ma la foto è stata utilizzata in altro modo.
Infatti, da lì a poco sono uscite in giro alcune fotografie nelle quali il bambino veniva paragonato ad un carlino, un cane caratterizzato dai lineamenti del volto decisamente non armoniosi. Il motivo di questa assonanza creata è l’aspetto del piccolo Jameson, il quale soffre di una patologia decisamente molto grave: la sindrome di Pfeiffer.
Questa patologia, molto rara, si riscontra nei sintomi in alcuni punti del corpo. Infatti, si prevede una disfunzione nella crescita. In sostanza, alcune parti del corpo vanno a crescere di più ed altre di meno del dovuto. Per questo, nelle foto di Jameson, vediamo per esempio gli occhi di una grandezza sproporzionata rispetto al corpo ed altri dettagli.
Questo suo aspetto particolare ha stimolato la fantasia decisamente distorta di coloro che hanno cerato il meme in questione. Oltre a questo, però, si è scatenata anche l’ira della madre del piccolo Jameson, che non ha per nulla apprezzato questa somiglianza ricercata. Cosi, la donna ha deciso di parlare in prima persona, dicendo:
Vorrei iniziare presentandovi il bambino che trovate così divertente. Il suo nome è Jameson. È molto reale ed è nato con la sindrome di Pfeiffer.
Poi la donna continua:
Ciò che costringe una persona a fare una cosa del genere non lo capirò mai. Non c’è modo per me di sapere chi è stato, ma per ogni post e condivisione di questo meme che vedrò, farò di tutto per bloccarlo, in modo da evitarne la condivisione.
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