I capricci dei bambini sono molto frequenti e considerati come gesti di rifiuto nei confronti delle regole e dell’obbedienza.
Una reazione alle imposizioni educative familiari, ma spesso servono per attirare l’attenzione su una necessità. Eccome come affrontarli.
Cos’è il capriccio, cosa rappresenta
I capricci dei bambini sono comportamento che potrebbe sfiancare e innervosire, specialmente se corredato da strilli e urla. Al posto di passare a sgridate e sculacciate è consigliabile analizzare la situazione. Il capriccio andrebbe sondato nel dettaglio per comprende cosa spinge il bambino verso questa tipologia di reazione.
Rispondendo nel modo più consono in base a ogni situazione così da risolvere il suo disagio. Partendo dalla comprensione del capriccio stesso, dal carattere del piccolo e dalla comunicazione messa in atto. Un percorso importante così da gettare le base per un’interazione più fluida e meno nervosa.
Per chi è genitore è una prassi quella di avere a che fare con i capricci dei bambini di casa. Ogni età ha il suo capriccio, ma quelli più eclatanti sono quelli messi in scena durante l’infanzia. Comportamenti di pura ribellione alle regole, capricci considerati non adeguati e sicuramente non piacevoli.
In grado di aumentare i livelli di stress creando disagio ai genitori, spesso favorendo reazioni decise. La risposta dei piccoli di casa è spesso esagerata e chiassosa, avviene sempre in condizioni e situazioni particolari. Solitamente in contesti sociali e al cospetto di un pubblico occasionale, favorendo una situazione di vera tensione. I genitori si agitano perché preferirebbero non fare brutte figure o finire bollati come pessimi educatori.
Capricci dei bambini, disagio e frustrazione
Ma l’evento andrebbe valutato nel dettaglio e perché il bambino mette in atto il capriccio, o meglio qual è il reale significato dello stesso. Per il piccolo di casa questa è l’unica arma che può utilizzare per dichiarare la sua frustrazione. Vere richieste di aiuto e soccorso nei confronti di un momento di puro disagio che non riesce a gestire.
Pianti, strilli, urla, reazioni nervose e di rabbia, sono questi i più noti capricci dei bambini. Che l’adulto non riesce a tollerare perché considera immotivati ed esagerati. Ma che nascondono un significato ben preciso, una richiesta che il piccolo non riesce esternare se non in questo modo. Perché si sente inascoltato, perché vorrebbe l’attenzione del genitore e che la sua richiesta venisse assecondata.
E questo genere di reazione si amplifica a partire dai due o tre anni, quando il bambino inizia a essere più indipendente. Quando ha maggiore consapevolezza del suo essere, dal punto di vista cognitivo, motorio e linguistico. La voglia di esprimersi è parte integrante del suo forte desiderio di conoscenza. Per questo le regole gli vanno strette, le vive come una forte limitazione di questo suo desiderio.
Della necessità di sperimentare cose nuove e anche di rifiutare ciò che non sente affine al suo essere. Il capriccio è una forma di comunicazione, costellato di tanti no e rifiuti all’educazione genitoriale. Il bambino si sente più grande e indipendente, vuole scegliere, conoscere, affermare la propria personalità.
Soluzione e trucchi per affrontare i capricci
Durante la crescita sono tanti i capricci dei bambini che possono prendere forma quotidianamente. Chi vive con i piccoli di casa è ben consapevole della presenza di questo tipo di reazioni. Che possono favorire un aumento dello stress e dell’esasperazione, in grado di spingere i genitori verso reazioni decise.
Anche se l’obiettivo è quello di non arrabbiarsi o di cedere alla punizione, la frustrazione è tanta per non porre fine al tutto in modo rapido. Nonostante possa sembrare un miraggio l’educazione dei figli è possibile e realizzabile.
Basta affrontare la situazione nel modo giusto cercando di comprendere la causa che ha scatenato il capriccio. Ovvero bisogna calarsi nei panni del piccolo di casa osservando il tutto dal suo punto di vista. Relazionandosi con lui tenendo conto della sua età, dell’incapacità di comprendere molti aspetti della vita adulta.
Il confronto con il bambino
Un bambino è un essere in evoluzione e crescita e non un adulto. Un soggetto che si esprime con le emozioni. Che non può interagire ponendosi delle regole comportamentali al pari di un adulto.
Educare è importante come comprendere ciò che vuole comunicare. Per questo è necessario porre dei limiti attraverso un comportamento adeguato a ogni situazione. Che non trasformi il genitore in un servo delle richieste del figlio o, al contrario, in un soggetto eccessivamente autoritario. La via di mezzo è sempre la soluzione migliore, attraverso un linguaggio che il piccolo possa comprendere.
Con terminologie adeguate alla sua età, spiegando il motivo del diniego e della regola. Vietato urlare e arrabbiarsi, un comportamento tranquillo è la via migliore per rasserenare il piccolo agevolando la sua comprensione. Mostrando presenza, spiegando, parlando, così da allungare una mano verso di lui che si sentirà meno solo nel suo disagio. Fondamentale creare un punto di contatto, una connessione e mostrando sensibilità senza perdere di vista la regola.
I più comuni capricci dei bambini
I capricci dei bambini sono tutti vere e proprie dichiarazioni di un disagio che utilizzano per comunicare con un adulto. Non solo per confermare una sua necessità o un desiderio, ma anche per sottolineare una mancanza. Come anticipato è sbagliato cedere alla rabbia e abbandonare il piccolo ai suoi pianti.
Ma è necessario mettersi nei suoi panni analizzando la situazione da ogni angolazione possibile. Tra i capricci più diffusi vi è il rifiuto di spegnere la televisione, quello nei confronti del cibo o di andare a letto. La lentezza o il rifiuto nell’alzarsi la mattina per andare a scuola o nel preparare abiti e cartella. A cui bisogna affiancare il rifiuto di lavarsi o di vestirsi in un certo modo, ma anche tanti capricci legati a un gioco o a un cibo.
Fino al rifiuto di lasciare il genitore con tanto di pianti, strilli e lacrime davanti alla scuola o con la babysitter. Per ogni capriccio è necessario comprendere la causa e, come già anticipato, indossando i panni del bambino. Spesso rifiutarsi di fare qualcosa è una chiara richiesta di attenzione, magari il piccolo sta comunicando un bisogno di maggiore presenza. Per esempio non spegne la TV perché si sta rilassando e perché solitamente la guarda con la famiglia al suo fianco. I due soggetti che vede di meno durante la giornata.
Tempo di qualità e presenza
Il bambino richiede presenza e partecipazione, per questo è bene dedicargli più tempo di qualità giocando con lui o passando qualche ora insieme. Cercando di comprendere come è andata la giornata, se ci sono stati eventi piacevoli o spiacevoli.
Il rifiuto di alzarsi e vestirsi potrebbe magari evidenziare un disagio legato alla lontananza dalla famiglia. O alla presenza di qualche elemento di disturbo durante le ore che trascorre fuori casa, magari un’interazione poco felice con altri compagni. Anche il capriccio legato al cibo è segno di un disagio che non è bene punire senza una reale comprensione. Il piccolo potrebbe rifiutarlo perché non è di suo gradimento, oppure perché è troppo rispetto alle sue necessità e al suo stomaco.
O ancora perché sta cercando attenzione. Anche se il tempo insieme è poco è importante trascorrerlo in modo utile ed educativo, giocando, leggendo e comunicando. Le regole si imparano sperimentandole in modo positivo senza imposizioni o forzature. Ma grazie a una corretta spiegazione che risulti di facile comprensione. Così da gettare le fondamenta di una comunicazione costante che aiuti il piccolo nella crescita, passo dopo passo. Facendolo sentire protetto, compreso, amato e mai sminuito o vittima di una frustrazione emotiva.