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Spasmi affettivi nei bambini

Gli spasmi affettivi rappresentano un’evenienza non rara nella popolazione pediatrica e spesso sono di difficile inquadramento diagnostico soprattutto agli occhi di personale inesperto. Basti pensare che un genitore che osservi il proprio figlio durante uno di questi spasmi respiratori per credere di trovarsi di fronte ad una crisi epilettica con convulsioni.

Ma entriamo più nel dettaglio e vediamo di cosa si tratta e qual è la reale incidenza di questo fenomeno, come affrontarlo e quando è il caso di intervenire e consultare uno specialista.

Cosa sono gli spasmi respiratori affettivi

Sono episodi di apnea in cui il bambino può anche avere una perdita di conoscenza o più semplicemente una modificazione della postura. Sono anche detti “incantesimi-apnea” perché il bambino smette improvvisamente di piangere e si irrigidisce, talvolta con gli occhi rivoltati verso l’alto e talvolta divenendo cianotico. Questa evenienza si verifica non di rado dopo un lungo ed intenso pianto scatenato da episodi dolorosi o più semplicemente da una grande frustrazione per qualcosa che al bambino sia stato negato o impedito di fare.

La causa dello svenimento è probabilmente dovuta, insieme ad una serie di fattori psicosomatici, al restringimento della giugulare in seguito agli spasmi muscolari del collo, privando così il cervello del bambino di una piccola quantità di ossigeno per un breve lasso di tempo; il che, sommato al contesto, favorisce una breve perdita di coscienza. È tuttavia doveroso riconoscere che questa evenienza è assolutamente rara poiché, molto più spesso, la perdita di coscienza è dovuta alla mancata consapevolezza del bambino di star trattenendo il respiro più del dovuto, oltre un certo limite di sopportazione.

Quali tipi di spasmi affettivi esistono

Esistono due differenti forme di spasmi, entrambe involontarie e distinguibili dai periodi di apnea volontaria dei tipici bambini capricciosi; in questi casi, infatti, il ritorno alla normalità e ad una respirazione controllata avviene immediatamente dopo aver ottenuto l’oggetto del desiderio che era alla base del pianto e dell’indisponenza.

  • Forma cianotica: quella con la frequenza maggiore, generalmente parte di una crisi di rabbia o successiva ad un evento stressante come un forte rimprovero; questa forma è anche detta asfittica e può essere caratterizzata da un costante aumento dei singhiozzi, con apnee di volta in volta più lunghe che conducono alla sospensione della respirazione.
  • Forma pallida: generalmente conseguente allo stimolo doloroso o spaventoso, più in genere sorprendente; le modalità di presentazione di questa forma sono classiche di un episodio lipotimico-sincopale;

L’episodio si manifesta come segue: il bambino emette un grido (almeno generalmente), espira e poi smette di respirare pur conservando le funzioni vitali basilari come il polso. Successivamente interviene la cianosi e la perdita di coscienza. Talvolta si verifica una breve convulsione. Dopo pochi attimi, il bambino riprende a respirare riacquistando il colorito normale e tornando ad essere cosciente. Al contrario della forte sensazione di terrore che viene innescata nei genitori, il bambino non riporta alcun danno cerebrale e gli eventi sono praticamente privi di conseguenze sulla salute dei piccoli.

Incidenza

Questi spasmi hanno frequenza del 5% nella popolazione pediatrica che non presenti ulteriori problemi neurologici o psichiatrici. Si presentano tra i 6 ed i 18 mesi e sono soliti interrompersi orientativamente prima del sesto anno di età. Le percentuali di riferimento indicano una sospensione degli episodi che si attesta al 50% entro i 4 anni ed al 83% entro gli otto. Soltanto una ristretta nicchia di bambini può continuare a manifestare questi episodi anche in età adulta. È stata inoltre evidenziata una percentuale di familiarità del 25%.

Cosa fare durante gli spasmi affettivi

Prima di porsi il problema sul come affrontare una crisi respiratoria d’insorgenza secondaria allo spasmo affettivo è giusto tener presente che il modo migliore per affrontarla sta nel prevenire gli episodi scatenanti magari distraendo il bambino qualora si percepisca il pericolo di un episodio imminente.

Per quanto riguarda un’eventuale forma di terapia, alcuni studi hanno dimostrato che gli spasmi affettivi cianotici sono responsivi a terapie con integratori di ferro pur in assenza di anemia, e al trattamento per le apnee ostruttive nel sonno (se presenti).

Uno spasmo affettivo semplice può essere interrotto con il posizionamento di una pezza fredda sulla fronte del bambino.

Le cose da non fare sono: non mostrarsi agitati, non scuotere, massaggiare e schiaffeggiare i bambini, non dar loro da bere in piena crisi.

Durante gli spasmi affettivi pallidi, la stimolazione vagale rallenta la frequenza cardiaca e si innesca la sintomatologia precedentemente descritta fino allo svenimento, a volte fino ad un accenno di crisi convulsiva ed episodi di incontinenza; in questo caso è probabilmente opportuno un approfondimento diagnostico tramite registrazione contemporanea di Elettrocardiogramma ed Elettroencefalogramma al fine di scongiurare patologie neurologiche o cardiache sottostanti.

Conseguenze sul comportamento del bambino e dei genitori

Uno degli elementi di maggiore interesse per i genitori è l’aspetto riservato al tono da assumere di fronte ad un bambino che inneschi questo circolo vizioso in cui, ottenuta l’attenzione della famiglia dovuta ad un’oggettiva preoccupazione per le manifestazioni cliniche, quest’ultimo diventi consapevole del “potere” acquisito nella circostanza ed inizi a replicare il comportamento.

Un approccio suggerito potrebbe essere quello di lasciare che il bambino non si senta osservato nelle crisi di pianto generalmente antecedenti alle apnee, magari allontanandosi e privando così il contesto dello stile da commedia che altrimenti assumerebbe.

Al termine della crisi i genitori dovrebbero abbracciare e tranquillizzare il bambino riprendendo però tutte le normali attività sospese prima dell’episodio, facendo come se nulla di eclatante sia accaduto davvero. Enfatizzare l’episodio di fronte al bambino, anche in momenti successivi e magari avanti ad amici ed altri parenti, può innescare nella mente del bambino un forte meccanismo di replicazione al fine di ottenere attenzioni e dare rilevanza ai propri desideri.

Naturalmente, qualora lo spasmo si verificasse successivamente ad un capriccio, ad esempio dopo aver pianto per l’ottenimento di un giocattolo o un qualsiasi altro oggetto del desiderio infantile, sarà opportuno non consegnare nelle mani del più piccolo quell’oggetto, neanche e soprattutto alla fine dello spiacevole episodio.