Chi soffre d’asma sa bene quanto sia importante avere sempre con sé l’inalatore nei momenti di crisi respiratoria. Ci sono però alcune regole scolastiche che non permettono di tenere con sé i medicinali, e l’inalatore veniva considerato un farmaco a tutti gli effetti.
Questa assurda regola è costata la vita a Ryan Gibbons, un ragazzino di 12 anni che è morto perché durante una crisi respiratoria non aveva con sé l’inalatore. A Ryan venne diagnosticata l’asma all’età di un anno. Certamente la notizia per i genitori è stata dolorosa ma sapevano che con le giuste attenzioni la patologia si poteva tenere sotto controllo.
Già dalle scuole elementari la situazione clinica di Ryan era migliorata. Le crisi c’erano sempre ma riusciva a gestirle bene grazie allo spray che portava sempre con lui. A scuola però non era permesso ciò. Ogni medicinale, compreso l’inalatore, doveva stare nell’ufficio del preside.
Il motivo era che i medicinali nelle mani dei bambini potevano diventare potenzialmente pericolosi. Quindi doveva stare nell’ufficio del preside e all’occorrenza servirsene. La madre di Ryan aveva provato in tutti i modi a far cambiare idea alla scuola portando pure il certificato medico che attestava l’importanza dell’inalatore per il bambino.
Ma la scuola ha applicato la regola per tutti, pure per Ryan. Ecco però la tragedia: durante una pausa scolastica il ragazzino stava giocando a calcio con i suoi compagni quando è vittima di una crisi respiratoria. Non avendo l’inalatore a portata di mano la situazione peggiorò subito.
Ryan venne portato d’urgenza al pronto soccorso e poco dopo morì. Per la madre fu una tragedia immensa. La donna ha combattuto affinché venisse modificato il regolamento scolastico che prevedeva la confisca dell’inalatore per un soggetto asmatico. Dopo tre anni a scuola le cose cambiarono e i ragazzini che avevano bisogno dello spray potevano tenerlo con sé.