È frequente che le figure genitoriali e in genere i soggetti preposti all’educazione dei bambini, si preoccupino per le condizioni psicologiche e relazionali che questi ultimi vivono durante lo sviluppo. Molto spesso, infatti, i genitori e gli educatori più attenti, che notano comportamenti anomali dei fanciulli, cercano di leggere tra le righe e cercano di interpretare i segnali che questi ultimi provano ad inviare.
Ovviamente, le cause che possono spingere i più piccoli ad adottare comportamenti anomali o strani, non devono necessariamente essere legate ad un disagio o ad una situazione problematica. Sta di fatto, però, che è opportuno che le figure coinvolte nella formazione ed educazione del bambino, acuiscano il loro sguardo e tentino di andare a fondo alla questione, approfondendo ciò che riescono a vedere solo in superficie, in modo da comprendere cosa spinge il bambino a comportarsi in un determinato modo.
Ad esempio, il fanciullo può decidere di assumere un atteggiamento inusuale e anomalo, per manifestare il suo dissenso in merito ad un obbligo impostogli dai suoi genitori che egli non condivide. Tuttavia, è possibile che spesso dietro alcuni comportamenti definiti “strani” del bambino, possano nascondersi delle motivazioni molto più serie e preoccupanti, che affondano le loro radici in disagi e situazioni problematiche.
Inquadramento generale del bullismo
Tutti noi, ad esempio, abbiamo sentito parlare di bullismo almeno una volta nella nostra vita, e sebbene non sempre ci risulti semplice darne una spiegazione coerente, è comunque frequente avere a mente una definizione univoca di questo fenomeno deleterio che spesso affligge la vita dei bambini e non solo. Generalmente quando parliamo di bullismo facciamo riferimento a quel comportamento sociale oppressivo e violento ripetuto nel tempo, ai danni di una vittima, da parte di un carnefice.
L’accezione con cui è usato il termine bullismo, generalmente fa riferimento ai contesti scolastici e soprattutto in relazione ai più giovani. Tuttavia, al di là della definizione generale che può darci solo una spiegazione epidermica di quello che in realtà è questo fenomeno, in realtà cos’è davvero il bullismo? Le domande che dobbiamo porci per analizzarlo attentamente sono:
- È giusto generalizzare e stabilire che qualsiasi tipo di atteggiamento violento rientra nella categoria del bullismo?
- Quali sono i comportamenti che generalmente vengono adottati dai bambini vittime di bullismo?
- E quali, invece, sono gli atteggiamenti che inducono a pensare che un bambino sia in grado di compiere atti di bullismo?
Ovviamente rispondere in maniera precisa a tutto ciò non è semplice, ma è possibile offrire un quadro soddisfacente di questo fenomeno, che sia in grado di offrire ai genitori e agli educatori una fotografia attendibile della realtà in cui spesso i bambini sono immersi.
Luoghi e incidenza
Per quanto riguarda la situazione in Italia, il fenomeno del bullismo è diventato oggetto di grande interesse da parte dei mass media. Infatti, sempre più spesso nei telegiornali e sul web, vengono segnalati e resi pubblici video e notizie di episodi di bullismo soprattutto nelle scuole. La cosa importante da segnalare è che in merito a questo fenomeno, è stata condotta un’indagine che si propone l’obiettivo di rendicontare la frequenza delle manifestazioni riconducibili agli atti di bullismo. Questa indagine ha rivelato che circa il 40% degli episodi di bullismo si verifica all’interno delle scuole elementari. Queste percentuali, però tendono a diminuire in maniera notevole con il passaggio alla scuola media, toccando valori del 30%. Rimane però importante la frequenza con cui questo fenomeno, che assume le caratteristiche di una vera e propria piaga sociale, si diffonde in maniera capillare tra i giovani e soprattutto tra i bambini.
Il sesso
Un altro aspetto rilevante, che spesso o quasi sempre viene ignorato da chi si propone di approfondire il tema del bullismo, e che invece sembra costituirne una parte fondamentale è quello relativo alle caratteristiche legate al sesso. Infatti, con riferimento ad uno stereotipo radicato nella mentalità della maggior parte degli individui, il fenomeno del bullismo sembrerebbe essere più frequente nella popolazione maschile che a quella femminile. Diciamo che più che frequenza potremmo stabilire che le forme di bullismo femminile e maschile si esplicano in maniera differente. Per esempio, è più semplice che nella popolazione maschile si ricorra ad una forma di bullismo diretto, che prevede quindi un atto persecutorio diretto, generalmente fisico da parte di un carnefice, nei confronti di una vittima. Nella popolazione femminile, invece, è più frequente imbattersi nel cosiddetto bullismo indiretto, che si esplica generalmente, attraverso comportamenti tesi all’isolamento e all’esclusione intenzionale della vittima. Tuttavia, il bullismo ha una frequenza rilevante sia nella popolazione maschile che in quella femminile ed è impossibile stabilire in quale dei due contesto è più grave.
Cause del bullismo e caratteristiche
In ogni caso, sebbene le intenzioni di chi si impegna a dare una definizione univoca di bullismo siano edificanti, il fenomeno si presenta comunque come una situazione “complessa” in cui sono coinvolti fattori di natura diversa. Spesso chi adotta dei comportamenti persecutori ai danni di un altro individuo, potrebbe vivere delle situazioni familiari non semplici, in cui vengono spesso a mancare quei punti di riferimento, le figure genitoriali predisposte a fornire al bambino il giusto sistema valoriale di riferimento. Il fanciullo rischia quindi di sentirsi spaesato e disorientato è piuttosto che vivere questa situazione di disagio, preferisce affidarsi a comportamenti di prevaricazione che, seppur in negativo, consentono al bambino di costruire la sua identità. Altri fattori che possono favorire lo sviluppo del fenomeno del bullismo, possono essere legati alle caratteristiche psicologiche dell’individuo che si configura come “aggressore”.
Tuttavia, pur cercando di spiegare a fondo quelli che sono i fattori facilitanti di questa piaga sociale, è impossibile individuare una singola causa del bullismo, poiché, configurandosi come un fenomeno complesso ed articolato, risulta essere infittito di dinamiche e meccanismi, che possono solo in parte essere scanditi e analizzati singolarmente. Volendo invece porre l’attenzione su quelli che sono i principali attori coinvolti in questo fenomeno, possiamo affermare che sul piano fisico, le vittime, così come gli aggressori possono essere caratterizzati da alcuni tratti che contribuiscono a costruire l’identità di questi soggetti. Ad esempio il peso corporeo, può costituire una variante che nella norma può conferire vulnerabilità alla vittima. Un bambino obeso per esempio, può diventare oggetto di scherno da parte dei suoi compagni di scuola e se protratto nel tempo, questo atteggiamento derisorio può anche assumere le caratteristiche del bullismo. Anche la statura può rappresentare il motivo per cui un bambino può diventare vittima di questo fenomeno, così come il colore e le caratteristiche dei capelli e così via.
Per quanto riguarda invece le caratteristiche dei “bulli”, sul piano fisico questi ultimi risultano essere sempre più forti e le loro attività sono quasi sempre violente. Tra gli aspetti caratterizzanti del bullo, ricordiamo innanzitutto: uno scarso controllo degli impulsi, una carenza per non dire assenza di empatia e di comprensione nei confronti dell’altro. Come ultima cosa, è giusto porre l’attenzione anche su quelle che sono le caratteristiche e i comportamenti delle famiglie delle vittime e dei bulli. Generalmente i genitori di questi soggetti possono comportarsi in maniera differente a seconda della percezione e dell’importanza che questi ultimi attribuiscono al fenomeno. Per esempio, alcuni genitori, pur rendendosi conto che i propri figli adottano dei comportamenti stravaganti e anomali, preferiscono non prestare molta attenzione a ciò che accade al proprio bambino, perché convinti che nel processo di crescita sia importante per i piccoli imparare a cavarsela da soli. Altri genitori invece, tendono a comportarsi in maniera super apprensiva nei confronti dei propri pargoli, rischiando di diventare asfissianti e dannosi. Ovviamente la cosa ideale sarebbe quella di trovare un equilibrio e una via di mezzo tra i due eccessi, ma forse, ancora più importante è che i genitori imparino ad ascoltare i propri figli, e ad interpretare non solo quello che questi ultimi dicono attraverso il linguaggio verbale, ma soprattutto quello che vogliono comunicare attraverso il linguaggio analogico.