In una società prevenire le malattie infettive è molto importante. E grazie al periodo storico che stiamo attualmente vivendo lo abbiamo imparato molto bene sulla nostra pelle. Ma cosa si intende esattamente per malattie infettive? In questo caso la malattia si presenta quando un microrganismo estraneo si moltiplica, dopo essersi stabilizzato, all’interno di un organismo.
Questi patogeni (definiti così perché in grado di generare una malattia), possono essere suddivisi e classificati in:
- Virus: entità biologiche composte da un genoma il quale può essere costituito sia da RNA che da DNA e può essere sia a doppia elica e sia monocatenario. Il rivestimento lipoproteico (membrana) si trova tutto intorno al materiale genetico. I virus non sono dotati di vita autonoma e di conseguenza si replicano solo all’interno delle cellule parassitate.
- Miceti: organismi facenti parte della famiglia del regno vegetale. Sono diversi dai batteri perché più complessi a livello della struttura e anche più grandi. Il loro DNA è composto da dei cromosomi che si trovano all’interno di un nucleo cellulare. Sono composti da un rivestimento cellulare grigio.
- Batteri: organismi unicellulari. Il loro materiale genetico è composto da un solo filamento circolare di DNA a doppia elica e libero nel citoplasma cellulare. Sono provvisti di un rivestimento cellulare esterno rigido chiamato cell wall o parete cellulare.
- Parassiti: fanno parte del regno animale. Si dividono in protozoi (unicellulari) e metazoi ( più cellule). Sono delimitati da una membrana cellulare.
Come si trasmettono le malattie infettive: contagio e vie di trasmissione
Quando si parla di prevenire le malattie infettive ci si deve concentrare sulle vie di trasmissione. Solitamente il contagio infatti avviene per:
- via diretta : la malattia si trasmette grazie alla sorgente di infezione. Come un rapporto sessuale o una trasmissione aerea.
- via indiretta: il contagio avviene tramite dei vettori: insetti, animali e oggetti contaminati come giochi, acqua e alimenti.
Inoltre le altre principali vie di trasmissione con cui si propaga una malattia infettiva sono le seguenti:
- trasmissione sessuale: secrezioni, fluidi organici, piccole lesioni. Tutte cose con cui si entra in contatto durante i rapporti sessuali. Le malattie che è possibile trasmettere sessualmente sono l’AIDS, l’epatite B, l’Herpes, la clamidia, la sifilide, la gonorrea e i condilomi.
- trasmissione aerea: le responsabili in questo caso sono le piccole gocce di saliva con cui si entra in contatto grazia a starnuti, colpi di tosse o contatto ravvicinato. Le malattie che è possibile trasmettere per via aerea sono l’influenza, la pertosse, il morbillo, la polmonite, la parotite, la rosolia, la tubercolosi, la scarlattina e la meningite.
- trasmissione parenterale: attenzione a piccole lesioni, a trasfusioni di sangue (un’eventualità rara), a punture di insetti o all’uso scorretto e promiscuo di siringhe.
- trasmissione oro-fecale: il contagio della malattia avviene tramite l’ingestione di germi introdotti con cibi o acqua contaminati. Le possibili malattie che interessano questa trasmissione sono il tifo, l’epatite A, il colera, la giardia, la dissenteria e la salmonella.
- trasmissione transplacentare: ovvero tramite la placenta che non sempre riesce a impedire l’ingresso di patogeni. Dentro la pancia della mamma il nascituro può contrarre la toxoplasmosi, la rosolia e la sifilide. Tutte malattie infettive che se contratte durante i primo mesi di gravidanza possono diventare molto pericolose per il feto.
I fattori di rischio: conoscerli per poi limitarli
Nel corso degli anni e con l’avvento di tecnologie migliori, l’essere umano è migliorato moltissimo nella prevenzione della malattie infettive. Che al giorno d’oggi restano molto pericolose per la nostra sopravvivenza. Alcune più di altre.
La scienza e la medicina non sono riuscite a eliminare tutti i fattori di rischio che favoriscono la propagazione dei patogeni. Ecco quali sono:
- vulnerabilità del sistema di risposta alle emergenze infettive: si tratta di un concetto delicato che richiede molte risorse e attenzioni. E che comporta la necessità di dover adeguare i sistemi di informazione e comunicazione con le organizzazioni.
- esposizione all’agente eziologico tramite il contatto interumano, l’utilizzo di oggetti contaminati e l’assunzione di alimenti contaminati.
- comportamenti individuali: un insieme di atteggiamenti scorretti e frutto di disinformazione che provocano una maggiore esposizione agli agenti patogeni. Ma anche una minore attenzione a vaccinazioni, trattamenti di cura e misure di profilassi.
- soggetti suscettibili: la presenza nella società di individui più deboli, già malati e di conseguenza più predisposti ad ammalarsi grazie a virus, batteri e altri patogeni.
- comportamenti degli operatori sanitari: che assumono atteggiamenti errati e non corretti quando si prendono cura dei malati. Questo atteggiamento è spesso frutto di percezioni e conoscenze sbagliate, molto spesso condizionate dalle organizzazioni in cui lavorano.
Una delle maggiori e più efficaci armi che possediamo per prevenire le malattie infettive sono i vaccini e le altre tecniche mediche. Ma c’è anche un altro punto di partenza fondamentale da tenere ben presente: l’igiene personale e dell’ambiente.
E questo vale soprattutto nei primi mesi di vita, quando il sistema immunitario del neonato non è ancora del tutto sviluppato. per questo motivo mamma e papà dovrebbero sempre tenere pulite le zone frequentate dal bambino, i suoi oggetti e anche lui stesso.
Per prevenire le malattie infettive, gli esperti consigliano di adottare dei comportamenti particolari:
- Pulizia dell’ambiente: si parte dal lavaggio periodico di lenzuola, federe, asciugamani, coperte, tappeti, giochi, peluche e vestiti. Ma anche dei mobili e delle superfici della casa. In questo caso l’acqua non basta, consigliamo quindi di scegliere l’apposito detergente specifico in base al tipo di materiale.
- Lavaggio personale: partendo da quello delle mani, ovvero i principali veicoli dei patogeni. Forse non ce ne rendiamo conto ma durante una giornata tocchiamo praticamente di tutto! E poi ci grattiamo il naso e ci stropicciamo gli occhi. Le mani in una giornata andrebbero lavate spesso e bene. Si tratta di una pratica che tutti i genitori dovrebbero insegnare ai bambini, soprattutto nei vari momenti di vita quotidiana, come dopo essere andati in bagno e prima e dopo aver mangiato.
- Gli alimenti: cercare di comprare il cibo sempre da rivenditori affidabili. Inoltre in cucina dovremmo attuare dei comportamenti che possono scongiurare anche i rischi più seri. Attenzione a come si scongela un alimento. Ricongelare qualcosa di già scongelato è assolutamente vietato. Lavare sempre frutta e verdura, controllare la data di scadenza degli alimenti, conservarli nel modo migliore e consumare gli avanzi entro pochi giorni.
- Gli oggetti personali dei neonati: ciuccio, biberon, pettini, giochi e salviette devono essere lavati spesso e mai utilizzati da più persone.
- Arieggiare l’ambiente: ogni giorno anche con il freddo e le temperature basse è bene aprire tutte le finestre di casa per qualche minuto. Il ricambio dell’aria è fondamentale perché la purifica e perché elimina le sostanze tossiche che si trovano al suo interno. Attenzione anche al tasso di umidità che favorisce la sopravvivenza di agenti patogeni.
L’importanza dell’isolamento
Un processo infettivo si verifica quando l’equilibrio tra le vie di trasmissione, la suscettibilità dell’ospite e la modalità di azione dell’agente infettivo fa in frantumi. Si tratta di tre fattori che interagendo tra loro danno vita all’insorgenza della malattia.
Che può essere di tipo:
- esogeno: ovvero quando il patogeno deve essere trasmesso all’ospite.
- endogeno: si verifica nei pazienti immunocompromessi, quando i microrganismi saprofiti diventano virulenti.
Nelle strutture ospedaliere quando una malattia infettiva prende il sopravvento si procede con l’isolamento. Una procedura valorizzata da degli specifici protocolli che spesso vengono sottovalutati e trascurati.
La colpa di tutto ciò spesso ricade in informazioni sbagliate, nel potere dei media e dei social network e in informazioni prive di evidenza scientifica con cui si entra in contatto. Di fronte a questi fattori diventa molto difficile poter controllare e fermare la trasmissione di una malattia infettiva.
Una difficoltà che si manifesta soprattutto quando si ha a che fare con bambini. Con cui è facile rompere i protocolli, perché magari l’operatore sanitario si avvicina per una carezza, oppure non nota la presenza di secrezioni respiratorie, o l’incontinenza di feci e urine. Insomma con un piccolo paziente, evitare il contatto fisico e mantenere un’adeguata distanza di sicurezza non è semplice.
Risulta quindi di fondamentale importanza la conoscenza della malattia, la rilevazione di segni e sintomi. La via di trasmissione, l’agente patogeno e il suo meccanismo di azione e l’utilizzo corretto dei DPI (dispositivi di protezione individuale).
Ritorniamo quindi all’importanza dell’igiene e del rispetto di determinati protocolli. Un operatore sanitario, sia che debba gestire un paziente in isolamento o uno in condizioni normali, deve essere munito dei dispositivi di protezione individuale.
I DPI non solo hanno lo scopo di proteggere l’operatore dal paziente, ma anche il paziente dall’operatore. Vediamo insieme quali sono e anche quali protocolli devono necessariamente essere rispettati in un ambiente ospedaliero:
- Un lavaggio accurato delle mani.
- L’utilizzo di guanti usa e getta.
- In casi estremi anche l’utilizzo di maschere, schermi facciali e protezioni oculari. Si tratta di dispositivi che proteggono bocca, naso e occhi da eventuali schizzi.
- Vestiario idoneo e appropriato.
- Particolare precauzione nell’utilizzo e nel maneggiamento di aghi e strumenti taglienti. Che dovranno essere smaltiti i appositi contenitori.
- Disinfezione, decontaminazione, pulizia e sterilizzazione degli strumenti.
- Idoneo trattamento della biancheria.
- Controllo ambientale.
- Sistemazione del paziente.
- Educazione sanitaria.
Come funziona l’isolamento in una struttura ospedaliera? Il paziente affetto da una malattia infettiva deve essere sistemato in una camera singola provvista di servizi igienici. La stanza in questione deve rispettare specifici requisiti:
- pressione negativa rispetto alle aree circostanti da 6 a 12 ricambi di aria/ora.
- idoneo deflusso di aria all’esterno oppure filtrazione dell’aria prima che venga immesso in altre aree della struttura.
- porta sempre chiusa con il paziente all’interno.
Sarebbe meglio impiegare gli assistenti che siano già immuni alla malattia infettiva del degente. Ove non vi fossero, gli operatori non immuni che dovranno entrare in contatto con lui, dovranno essere muniti dei DPI (dispositivi di protezione individuali).
Per quanto possibile il paziente non dovrebbe mai spostarsi all’interno della struttura. Potrà farlo solo per motivi assistenziali e sempre accompagnato da personale informato e preparato. Durante tutti gli spostamenti necessari il degente dovrà indossare una mascherina chirurgica.
La sterilizzazione
La sterilizzazione è sicuramente una delle pratiche più efficaci per prevenire l’insorgenza e la trasmissione di malattie infettive. Alzi la mano chi ha un neonato e non ha mai sterilizzata qualsiasi cosa.
Ma cosa si intende per sterilizzazione? Questo processo è il finale di un’azione che agisce grazie a una tecnologia molto avanzata. E che garantisce la limitata sopravvivenza dei microrganismi. Naturalmente dal punto di vista delle statistiche non si può credere nella certezza della sterilità.
È importante sapere che le normative internazionali definiscono sterile una popolazione di oggetti quando c’è la possibilità di trovare un oggetto non sterile su un milione di oggetti. Scopriamo quali sono gli strumenti che devono obbligatoriamente essere sterilizzati prima di essere utilizzati:
- materiali di supporti durante le procedure asettiche.
- presidi e oggetti che una volta introdotti nell’organismo entrano in contatto con mucose o soluzioni di continuo.
- oggetti e presidi che toccano le cavità sterili del corpo.
- presidi e oggetti che durante attività terapeutiche e diagnostiche entrano in contatto con cavità non sterili e aumentano il rischio di contaminazione e infezione.
Prima di procedere con la sterilizzazione bisogna adottare alcuni accorgimenti riferiti agli strumenti da utilizzare. E che riguardano prima il lavaggio e poi l’asciugatura dei materiali. Lo scopo è di diminuire dalle superfici che devono essere sterilizzate la carica batterica iniziale.
Questo perché lo sporco o la presenza di materiale organico rende la sterilizzazione inefficace. Nei presidi ospedalieri solitamente si lasciano gli strumenti in ammollo in una soluzione disinfettate. Che raggiunge l’intera superficie dell’oggetto. Particolare attenzione, al fine di evitare una contaminazione, meritano anche l’imballaggio, la sua integrità, l’idonea conservazione e anche il rispetto delle scadenze.
Nel processo di sterilizzazione non c’è solamente una figura responsabile. Tutti, dal primo all’ultimo lo sono. Si parte dal responsabile della struttura, il direttore sanitario e si finisce agli operatori sanitari, come il coordinatore e l’infermiere professionale.
Ed è proprio quest’ultimo che si occupa della procedura e lo fa eseguendo determinate azioni che gli competono:
- un accurato controllo dei materiali e dei contenitori.
- la scelta del procedimento di sterilizzazione.
- controllo e scelta del metodo di confezionamento.
- il controllo del funzionamento di tutte le apparecchiature.
A proposito di strumenti, la loro preparazione, insieme a quella dei presidi è importantissima per il raggiungimento della sterilità e anche del suo mantenimento. Tale preparazione si suddivide in vari fasi:
- La raccolta: la prima fase riguarda il recupero dei materiali e la verifica della sua presenza. Dopodiché deve essere riposto in un contenitore a chiusura ermetica.
- La decontaminazione: tale procedura ha lo scopo di abbassare la carica batterica sugli strumenti. Funziona utilizzando un detergente attivo su HIVche poi deve essere eliminato con l’acqua corrente.
- Il lavaggio: la terza fase avviene nella lavaferri (ad ultrasuoni oppure manuale) che contiene una soluzione detergente. Prima di inserire gli strumenti nella lavaferri devono necessariamente essere smontati e aperti. Gli operatori devono indossare i guanti.
- Il risciacquo: utilizzare acqua demineralizzata che evita la formazione di calcare ed elimina il detergente.
- L’asciugatura: si tratta di una fase molto importante perché i residui di acqua compromettono la sterilizzazione. Di solito dopo questa fase, l’operatore deve procedere con il controllo della funzionalità dello strumento.
- Il confezionamento: l’ultima fondamentale fase, perché la sterilizzazione dipenderà soprattutto dall’imballaggio dello strumento. Il materiale da utilizzare deve essere integro, pulito e asciutto. Inoltre il confezionamento deve essere privo di aria e di tossicità. Le confezioni più usate sono: buste semplici termosaldate, buste di carta, containers con filtro o con valvola, carta medical grade doppia. La durata della sterilità e di 30 giorni.
I ferri chirurgici, il materiale tessile per il campo sterile e il materiale tessile di medicazione deve essere sterilizzato a vapore. Mentre non è possibile procedere con il vapore quando si tratta di attrezzatura endoscopica o di materiale termolabile.
L’autoclave deve essere caricata uniformemente e il carico deve essere disposto in modo che non tocchi mai le parti interne del macchinario. Per quanto riguarda invece gli strumenti da sterilizzare devono essere sistemati in modo che l’intera superficie entri in contatto con l’agente sterilizzante.
Prima di effettuare l’intero processo di sterilizzazione (che si basa su temperatura, umidità, tempo e pressione) è necessario controllare tutto il funzionamento dell’autoclave. Quindi:
- preriscaldamento: il suo scopo è di riscaldare porta e pareti interni dell’autoclave prima che vengano avviati i cicli di sterilizzazione. È una fase molto importante che riduce le problematiche legate all’escursione termica.
- vacuum test (chiamato anche perdita di vapore): il suo obiettivo è di controllare che all’interno dell’autoclave ci sia sempre la presenza di vuoto, tranne per possibili infiltrazioni di aria attraverso le guarnizioni della camera.
Tutte le autoclavi sono dotate di una registrazione con cui si possono recuperare le necessarie informazioni sui cicli svolti nel corso del tempo. Nelle sale operatorie inoltre è possibile integrare la documentazione riferita all’autoclave. Sarà compito dell’infermiere ferrista compilare la scheda di lavoro in cui riporterà la lottizzazione degli strumenti usati durante l’intervento.