Questa è la storia di una ragazza che per molte persone (e a ragione) è considerata un’eroina. La donna salva migliaia di neonati prematuri ogni anno, grazie a una semplice invenzione rivoluzionaria. Lei ha creato un’incubatrice che non funziona con l’elettricità, così si può usare in ogni angolo del mondo, anche dove la corrente elettrica non arriva.
Nishi Dharia è una studentessa nata in India, che oggi vive negli Stati Uniti d’America. Ha condotto delle ricerche che le hanno fatto scoprire che ogni anno in India nascono 27 milioni di bambini. 3,6 milioni di questi sono prematuri e 300mila muoiono per complicazioni durante o dopo il parte.
La ragazza non poteva credere ai numeri che stava leggendo, perché in India, come in altre parti del mondo, i bambini prematuri che muoiono a poco tempo dalla nascita sono terrificanti e allarmanti, soprattutto nelle zone rurali, più povere, dove non ci sono ospedali attrezzati o dove non c’è l’elettricità per far funzionare un’incubatrice. Per questo lei ne ha realizzata una riutilizzabile, che non ha bisogno della corrente per aiutare i bambini nati prematuri.
Da quando aveva 13 anni studia medicina. Per la fiera della scienza ha iniziato a sviluppare un’incubatrice portatile e riutilizzabile per i bambini prematuri, usando del materiale impermeabile per creare una sorta di sacco a pelo che tiene al caldo i piccoli. Inoltre è dotata anche di una rete per proteggere i piccini dalle zanzare.
La sua invenzione mantiene la temperatura ideale per i neonati
La ragazza ha utilizzato due sacchetti di paraffina, uno viene posizionato sulla pancia del bambino e l’altro sulla schiena. Prima sono riscaldati in acqua calda, per mantenere la temperatura tra 32-35 gradi:
Ho assistito alla povertà e ho visto che molte persone non avevano accesso a queste cose. Tutti meritano di avere la stessa assistenza sanitaria.
La donna ha fondato anche l’organizzazione no profit Impact Incubators, per raccogliere fondi per produrre incubatrici portatili che funzionano senza elettricità e donarle nelle cliniche e nei centri sanitari indiani. Durante la pandemia ha donato già 125 incubatrici, soprattutto negli stati di Karnataka, Maharashtra e Gujarat.