Donne in stato interessante: alzi la mano chi almeno una volta nella vita ha usato questo termine per indicare la propria gravidanza o il fatto che un’altra donna fosse incinta o in attesa o in dolce attesa. La lingua italiana utilizza moltissimi modi per indicare il fatto che presto diventeremo mamme.
Sicuramente “in stato interessante” è una terminologia piuttosto curiosa, una locuzione che non sappiamo dove sia nata ma che usiamo tutti i giorni. A darci una spiegazione del termine usato per indicare chi è in dolce attesa è l’Accademia della Crusca.
L’istituzione che da 400 anni studia la lingua italiana e risponde a ogni nostro dubbio in merito a parole, grammatica e significati, sottolinea che spesso non si parla direttamente di argomenti delicati, ma si usano degli eufemismi e dei giri di parole per far comprendere il concetto.
La locuzione “essere in stato interessante“, come sottolinea l’Accademia della Crusca nella pagina dedicata alla domanda “Perché si dice essere in stato interessante”, è un eufemismo presente nella lingua italiana, e anche in altre lingue, per definire lo stato di gravidanza. Tutte le lingue, in tutti i tempi, hanno usato delle espressioni indirette per far riferimento a situazioni spesso avvertiti come tabù, per non parlarne direttamente. Si fa lo stesso per le malattie (un brutto male invece di tumore), per indicare la morte (dipartita, passar a miglior vita invece di morte o morire) o altre parole.
E lo stesso si è sempre fatto per la gravidanza, per addolcire un evento che coinvolge comunque la sfera sessuale e che per anni è risultato essere un tabù.
Per molto tempo i 9 mesi di gravidanza sono stati un momento particolare. Aspettare un bambino voleva dire che, comunque, la donna aveva avuto almeno un rapporto sessuale. Gravidanza deriverebbe dal latino gravis, che significa “pesante”. Ma all’epoca si usava già la parola dal latino classico inciens, che significa “pregno”.
Si dice anche in stato interessante perché questa fase della vita di ogni mamma rappresenta un mistero profondo, che in tutti, protagonisti o no del lieto evento, destano curiosità, interesse, ma anche rispetto verso la donna che porta nel suo grembo materno la vita.