L’esame delle urine serve per individuare problemi o patologie alle vie urinarie o ai reni ma anche per trovare tracce di farmaci o sostanze tossiche ingerite dal paziente. Accade spesso che la raccolta del campione delle urine venga affidata alla mamma, la quale dovrà poi portare il campione in laboratorio dove verrà analizzato; pertanto, riteniamo di grande importanza descrivere i corretti metodi di raccolta di un campione di urine in base alla tipologia di indagine a cui bisogna sottoporre il campione, per evitare che l’esito dell’analisi risulti alterato con conseguente diagnosi erronea e trattamento non appropriato.
Che cos’è l’urina
Prima di parlare, però, di questo esame, cercheremo di capire cos’è l’urina e a cosa serve. Come già sapete, l’urina è un liquido prodotto dai reni. Attraverso le urine, l’organismo umano elimina i prodotti metabolici presenti nel sangue: urea e scorie di vario genere.
Una volta prodotta dal rene, l’urina attraversa l’uretere e raggiunge la vescica dove si accumula. A determinati intervalli di tempo, l’urina viene eliminata attraverso la minzione. Stiamo parlando di quella che, nel linguaggio medico infermieristico viene conosciuta con il nome di diuresi.
Ci sono delle caratteristiche che l’urina di una persona sana ha: è limpida, atossica, sterile e incolore. L’urina concentrata ha un colore giallo paglierino dovuta alla presenza di urocromo.
Il PH delle urine in condizioni normali deve avere un valore compreso tra 4,6 e 8; valori superiori ad 8 indicano uno stato di alcalosi, mentre valori inferiori a 4,6 indicano una condizione di acidosi, considerata pericolosa perché l’epitelio di transizione che riveste le vie urinarie non è protetto dagli insulti acidi. La densità (peso delle particelle disciolte) delle urine in un soggetto sano deve essere di circa 1015-1025Kg/m3.
Ma quanta urina produce il corpo di una persona sana? Si tratta di valori estremamente variabili perché la quantità di urina dipende dall’insieme dei processi di filtrazione renali ma anche dal riassorbimento che avviene all’interno dei tubuli renali. Ad influire sulla percentuale di acqua c’è anche il rapporto tra i liquidi assunti con il cibo e con le bevande e quelli persi con la sudorazione, con il vapore acqueo e con l’emissione di feci.
Se dobbiamo quantificare, però, possiamo parlare di una media compresa tra i 500 e i 2500 ml di urina prodotta giornalmente da una persona in età adulta. Quando la quantità di urine è superiore alla media si parla di poliuria mentre se è inferiore alla media si tratta di oliguria.
La composizione di 1 litro di urina è:
- urea (20-25 gr)
- acqua (960 gr)
- azoto (10-15 gr)
- Cloruro di sodio (10-16 gr)
- sodio;
- urobilina;
- ammoniaca;
- acido urico;
- acido ippurico;
- acido solforico;
- acido fosforico;
- acido cloridrico;
- potassio;
- calcio;
- magnesio;
- creatinina.
Un fattore importante è la soglia renale massima, ossia la glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue). Una volta superata questa soglia, il rene non riesce più ad assorbire tutto il glucosio.
La soglia renale massima è pari a 180 mg/dl (quando la glicemia normale si aggira sui 70-120 ml/dl). Una volta raggiunta questa soglia, il glucosio finisce nelle urine determinando la polinuria che potrebbe portare alla disidratazione. Infatti, quando la polinuria viene accompagnata da una forte sensazione di sete (polidipsia) bisogna contattare un medico e indagare perché potrebbe trattarsi di diabete.
Che cos’è l’esame delle urine?
Come si svolge l’esame delle urine? Dovete sapere che consiste in 3 parti:
- esame fisico;
- esame chimico;
- esame microscopico che analizza il sedimento urinario
L’esame fisico è quello che analizza l’aspetto e il colore del liquido fisiologico ed è anche quello che fornisce un giudizio preliminare sul colore, aspetto, peso specifico e sedimento che sono elementi diagnostici importantissimi. Per fare l’esame fisico bisogna prima rimescolare il campione di urine che si è sedimentato. Si prosegue con l’osservazione del campione per analizzarne l’aspetto (limpido, opalescente, torbido). In seguito, si analizza il colore determinando la sfumatura che può variare da giallo paglierino (quasi incolore) a un giallo bruno. L’aspetto dipende dalle particelle di sedimento sospese mentre il colore è influenzato dalla concentrazione delle urine ma anche dalla presenza di alcuni composti come sangue, bilirubina, etc. Il peso specifico delle urine, invece, fornisce informazioni sulla densità e dipende dai soluti disciolti e dalla quantità di acqua.
L’esame chimico dell’urina è un tipo di esame che viene utilizzato per valutare la composizione chimica delle urine; in genere si utilizza un Combur test, la cui semplicità di utilizzo rende questo esame di facile esecuzione: si raccoglie il campione di urine nell’apposito contenitore, sempre previo lavaggio dei genitali, e si immerge una striscia reattiva, ovvero un cartoncino provvisto di una serie di reagenti che cambiano colore a seconda delle sostanze presenti nelle urine. La striscia reattiva può identificare da 5 a 10 sostanze e le modalità di esecuzione e lettura del test vengono indicate dal bugiardino del prodotto farmaceutico utilizzato; in generale la lettura avviene dopo qualche minuto, lasciando che il reagente agisca con l’urina, e successivamente si paragona il colore della striscia reattiva con la didascalia cromatica riportata sulla confezione del Combur test.
Questo test è possibile eseguirlo in qualsiasi momento; le strisce reattive devono essere conservate a temperatura ambiente per un tempo indicato dalla data di scadenza riportata sulla confezione. Tra le sostanze che è possibile rilevare con questo test vi sono: glucosio, proteine, leucociti, ph, peso specifico, corpi chetonici, nitriti, bilirubina, urobilinogeno, sangue, concentrazione ionica.
Nel caso in cui il test dovesse risultare positivo per qualche valore, bisogna segnalarlo al medico il quale provvederà alla prescrizioni di esami più specifici, al fine di stabilire una corretta diagnosi e l’opportuno trattamento.
L’esame microscopico del sedimento urinario serve a valutare le sostanze presenti nel campione di urina. Questo esame prevede la raccolta del campione in una provetta sterile di 10ml che viene mescolata e poi centrifugata in laboratorio a 2000 giri per 5 minuti. Il tecnico di laboratorio, dopo aver centrifugato la provetta, scarterà la parte soprastante, ne preleverà una piccola quantità e l’osserverà al microscopio per valutare la presenza di cellule, cristalli, emazie, batteri ecc. I risultati di queste analisi devono essere poi valutate attentamente dal medico.
Raccolta campione delle urine
I campioni di urine vengono distinti in:
- urine emesse al mattino, dopo un prolungato riposo;
- campioni di urine casuali (estemporanei);
- campioni di urine raccolti per un periodo di tempo stabilito.
Per la raccolta delle urine bisogna utilizzare contenitori monouso, puliti, sterili solo in caso di esame colturale, preferibilmente a bocca larga con coperchio a tenuta ed etichette per l’identificazione del paziente.
La consegna al laboratorio deve avvenire entro 4-5 ore dalla raccolta; in caso contrario le urine vanno conservate in frigorifero per evitare alterazioni dei componenti del sedimento e alcalinizzazione del materiale.
I metodi di raccolta di un campione delle urine varia a seconda del quesito diagnostico che si deve soddisfare; pertanto, di seguito descriviamo quelli più comuni in ambito pediatrico.
La raccolta delle urine delle 24 h
La raccolta delle urine delle 24 h viene richiesta quando si vuole conoscere la variazione nell’escrezione di alcune sostanze; viene utilizzato un contenitore a bocca larga con tappo a tenuta ermetica e di un volume superiore a 1000 ml. Se necessario, si aggiunge un conservante stabilizzante distribuito dal laboratorio, che serve per lasciare inalterate le caratteristiche dei componenti delle urine.
La raccolta si inizia al mattino, scartando la prima minzione (perché considerata appartenente al giorno precedente), prosegue con la raccolta di tutte le minzioni nell’arco delle 24 ore e termina con la raccolta della prima minzione del mattino successivo, alla medesima ora in cui è stata iniziata. È importante annotare ora e data di inizio e fine della raccolta. Al termine della raccolta bisogna annotare la quantità delle urine, omogeneizzare il campione (agitando il contenitore) e raccoglierne solo una piccola parte con l’apposito contenitore o in provetta (solitamente è un’operazione eseguita dall’infermiere addetto). Una volta raccolto il campione, questo va inviato al laboratorio con tutte le indicazioni richieste.
Esame colturale delle urine
L’urinocoltura è un tipo di esame che serve per ricercare i germi responsabili delle infezioni del tratto urinario; la raccolta di un campione di urine per l’esame colturale prevede il rispetto delle norme di sterilità, per cui si invita la mamma a lavare preventivamente in maniera accurata la zona interessata(preferibilmente con soluzione fisiologica e garze sterili), dopodiché si raccoglie il campione con contenitore sterile facendo molta attenzione a non toccare l’interno del contenitore.
Nei neonati e nei pazienti non collaboranti, si utilizza un sacchetto in plastica sterile munito di adesivo. Prima di applicare la bustina è necessario lavare accuratamente i genitali esterni e la zona perineale con sapone non profumato (ph neutro) e risciacquare con abbondante acqua; successivamente irrigare con soluzione fisiologica e asciugare (tamponando) con garze sterili. Chi applica la bustina deve eseguire il lavaggio antisettico delle mani e indossare un paio di guanti sterili, dopodiché il sacchetto sterile sarà aperto soltanto al momento del fissaggio che avverrà attraverso un’adesione completa al perineo ed alla regione sovrapubica; durante l’applicazione della bustina assicurarsi che la chiusura presente all’estremità sia ben chiusa, altrimenti si rischia di perdere il campione.
Il sacchetto deve essere sostituito ogni 20 minuti se il bambino, nel frattempo, non ha urinato e per applicare un nuovo sacchetto bisogna ripetere la procedura sopra descritta. Appena avvenuta la minzione, il sacchetto potrà essere rimosso (facendo attenzione a non perdere il campione) e inviato in laboratorio.
Le urine possono anche essere prelevate direttamente dalla vescica con l’utilizzo di un catetere sterile, rispettando sempre le norme di igiene sopraindicate e raccogliendo le urine in un contenitore sterile. Questa procedura però, deve essere eseguita da personale sanitario qualificato ed esperto (medico, infermiere).
Il risultato dell’esame colturale delle urine si valuta in base alla concentrazione dei batteri per ml di urina:
- se < a 10 mila colonie,il risultato è negativo;
- se è compreso tra 10-100 mila colonie, il risultato è dubbio e il test va ripetuto;
- se > a 100 mila colonie, il risultato è positivo e si procede con l’esecuzione dell’antibiogramma.
Test acido vanilmandelico
L’acido vanilmandelico è il prodotto ultimo del metabolismo delle catecolamine (adrenalina, noradrenalina), di conseguenza il suo dosaggio in un campione di urine delle 24 h, viene richiesto per identificare una condizione di ipersecrezione noradrenergica che caratterizza alcuni tumori (per esempio il neuroblastoma), o per valutare la risposta ad una specifica terapia medica a cui è stato sottoposto il paziente.
Siccome esistono varie sostanze alimentari e farmaceutiche che interferiscono sull’escrezione urinaria di acido vanilmandelico, per evitare di falsare i risultati del test, si raccomanda di osservare alcune regole a partire dalle 48-72 ore precedenti l’inizio della raccolta delle urine delle 24 h e per tutta la sua durata.
Le regole sono:
- eliminare dalla dieta i seguenti alimenti: avocado, banana, kiwi, frutta secca, caffè, cioccolato, alimenti nervini, cocacola, pomodori;
- evitare sforzi fisici intensi e stare a riposo il più possibile;
- previa consultazione medica, non assumere i farmaci che interferiscono con la sintesi e il rilascio di catecolamine, che interferiscono la funzionalità renale o che in altro modo alterano l’escrezione urinaria di acido vanilmandelico.
Questo test viene eseguito su un campione di urine ottenuto dalla raccolta delle 24 ore; il campione viene acidificato con l’aggiunta di acido cloridrico, in una quantità (in genere) pari a 5 ml per ogni litro di urina.
Nei bambini viene considerato normale un valore di 0.10-0.18 mg/Kg/24 h.