Studi scientifici condotti sia sul versante pedagogico che psichico hanno messo in evidenza l’importanza del gioco nel processo di crescita e di sviluppo psicomotorio oltre che di socializzazione del bambino. L’attività ludica rappresenta, per l’individuo in età infantile, uno strumento privilegiato di conoscenza grazie al quale il soggetto, anche inconsapevolmente, riceve gli stimoli del mondo esterno e li ricombina in maniera autentica.
Ovviamente, a seconda dell’età, il momento ludico assume una valenza diversa nello sviluppo cognitivo e relazionale del bambino. Quando è ancora troppo piccolo il bambino utilizza il gioco per esplorare il mondo circostante e per acquisire consapevolezza di sé, in età più adulta, giocare consente ai piccoli di sperimentare le proprie capacità di giudizio e permette anche di stabilire i propri confini rispetto a quelli del mondo esterno. Per questo, anche in ambito scolastico, la dimensione ludica rappresenta una componente fondamentale: affidare, infatti, a dei bambini dei compiti presentati attraverso una dinamica ludica, oltre a favorire il lavoro di gruppo e quindi il cooperative learning, consente loro anche di elaborare delle strategie di problem solving, che se trasformate in esperienze significative, possono diventare competenze spendibili anche in contesti e situazioni diversi da quello didattico.
Il gioco, inteso sempre quindi come fondamentale strumento cognitivo e relazionale, si differenzia a seconda dell’età evolutiva del bambino. Può essere innanzitutto solitario, se il piccolo in questione si trova ancora in una fase in cui prevale il pensiero egocentrico, e quindi diventa difficile per lui mettersi nei panni dell’altro e provare ad adottare un punto di vista diverso dal suo; oppure può essere di gruppo, le cui modalità prevedono lo sviluppo di abilità cognitive e relazionali importantissime, come la negoziazione, la condivisione, il confronto, ecc.
La natura come luogo naturale in cui apprendere e scoprire attraverso il gioco
L’ambiente ideale in cui il bambino può sperimentare e godere della valenza dell’attività ludica è ovviamente il mondo esterno. In un ambiente naturale, il bambino può entrare in contatto con diversi stimoli che, se rielaborati adeguatamente, possono rappresentare per lui una fonte di conoscenza molto più valida di tanti altri input meramente contenutistici che finirebbero solo con l’opprimere la sua dimensione creativa. Al contrario, giocare all’aria aperta consente al bambino innanzitutto di conoscere sé stesso, di prendere coscienza del proprio corpo e di imparare a coordinare i suoi movimenti, che da grossolani diventano sempre più precisi e raffinati. Questo accade perché, anche a partire dai primissimi momenti di vita, il bambino, attraverso l’esercizio, tende ad ottimizzare i suoi movimenti e a coordinare le sue azioni. Già il riflesso di suzione, innato e involontario, diventa un’azione precisa e coordinata da parte del bambino anche piccolissimo, che già a pochi giorni dalla nascita riesce a migliorare i suoi movimenti di avvicinamento al capezzolo del seno materno.
Inoltre, giocando all’aria aperta, i bambini possono trarre dei benefici anche fisici: giocare alla luce del sole (stando attenti alle scottature e ai colpi di calore) può solo influire positivamente sulla salute del bambino, senza contare l’importanza di combattere la sedentarietà a cui i piccoli, a causa anche dell’avvento della tecnologia, sono costretti a sottomettersi. Infatti, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, le opportunità di praticare attività ludiche significative, stanno diminuendo e questo a causa della globalizzazione e dell’espansione tecnologica; esiste infatti una sorta di ossessione che vede sempre più bambini troppo presi dalla televisione o dagli schermi di IPad e simili. Inoltre c’è da sottolineare che l’eccessiva crescita urbana ha acuito la paura di incidenti nei genitori e negli insegnanti, i quali tendono ora a tenere i bambini in strutture chiuse, in modo da poterli controllare. Tuttavia, è stato dimostrato che queste paure, tipiche soprattutto delle figure genitoriali, sono influenzate soprattutto dai social media, che diffondendo un’immagine esagerata di determinati pericoli, come quello dei rapimenti dei bambini, spingono le figure educative ad adottare misure cautelari preventive, talvolta esagerate. Queste misure preventive, che si propongono di perseguire effetti benefici, in realtà finiscono col mortificare la dimensione creativa del bambino.
Importanza dell’educazione all’aria aperta intesa come dimensione emotiva
I pregiudizi e le false convinzioni relativi al gioco all’aria aperta e all’esperienza dell’outdoor si sono evidenziati in alcuni paesi, in cui determinate scuole o le sedi di altre agenzie educative, pur presentando uno spazio esterno ben organizzato, che potesse permettere ai bambini di entrare in contatto con l’ambiente circostante, inizialmente non veniva data ai bambini la possibilità di sfruttare questi ambienti all’aria aperta. La preoccupazione che, se esposti alle diverse condizioni climatiche, i bambini potessero andare incontro a malattie e ad incidenti spingeva gli insegnanti a programmare attività all’interno delle strutture scolastiche, anche per evitare di dover affrontare lamentele e reazioni negative da parte dei genitori. Proprio per questo, al fine di sfatare i falsi miti che demonizzano inutilmente le attività ludiche all’aperto, e al fine di educare gli insegnanti o più in generale gli educatori, a familiarizzare con queste pratiche formative, è stato spesso utilizzata una metodologia interessante, molto simile alla ricerca-azione. In pratica alle figure educative è stata offerta l’opportunità di formarsi attraverso esperienze ludiche e attraverso le osservazioni dirette dei bambini che giocano all’aria aperta. Quello che è emerso è che l’outdoor, favorisce lo sviluppo nel bambino di tre aree di competenze:
- la prevenzione del rischio;
- la socializzazione (garantita anche dall’interazione con i pari);
- la relazione con elementi naturali.
La relazione con gli elementi naturali attraverso le attività ludiche specifiche
Incoraggiare i bambini a formarsi attraverso attività ludiche situate in ambienti naturali, oltre a rafforzare la loro creatività e la loro capacità di problem solving, va a sviluppare anche un altro tipo di competenza nell’individuo di età infantile e cioè l’assegnazione di nuovi simboli. Gli elementi naturali rappresentano una fonte di stimolo non indifferente, che può indurre gli individui nell’età infantile ad esplorare con curiosità ciò che li circonda. Attraverso l’immaginazione i bambini possono assegnare agli elementi presenti in natura dei significati differenti da quelli che gli stessi hanno, per cui anche attraverso la rappresentazione simbolica, un ramo di un albero può diventare un bastone, o una spada con cui fantasticare di combattere eroiche battaglie. Giocare con gli elementi naturali permette di catturare l’attenzione del bambino e consente a quest’ultimo di sperimentare il gusto della scoperta; di fatto, attraverso sentimenti come la sorpresa e la meraviglia, il bambino andrà a sviluppare un apprendimento significativo che gli garantirà la creazione di connessioni emotive con la natura.
Se ai bambini viene concesso di apprendere la natura di diversi fenomeni, anche concetti apparentemente difficili possono essere assimilati in maniera spontanea. È per questo che è importante insistere sulla necessità della dimensione laboratoriale dell’apprendimento: non c’è cosa più utile che permettere ad un bambino di imparare-facendo, possibilmente attraverso un gioco che spoglierà la nozione di quell’austerità e di quella formalità che tanto spaventano l’individuo e facendo leva sulla curiosità di quest’ultimo gli garantirà lo sviluppo di un apprendimento significativo che sarà spendibile anche in altri contesti.
Un altro fattore fondamentale da prendere in considerazione, se si vogliono fornire al bambino, degli strumenti utili per la costruzione della sua conoscenza, è l’importanza del rischio. Troppe volte le figure predisposte all’educazione e alla formazione del bambino, tendono a sottovalutare l’importanza del rischio nell’apprendimento, considerandolo esclusivamente come qualcosa da evitare ad ogni costo. È ovvio che ogni buon insegnante e ogni buon genitore non dovrebbero cercare il rischio nell’espletamento delle funzioni educative, ma non è giusto nemmeno demonizzarlo. Una “filosofia della paura” risulta essere ancora più dannosa e pericolosa per i bambini, dal momento che, elaborando pratiche educative che evitano il rischio, non si fa altro che sottovalutare ciò che i bambini sono invece in grado di fare. Al contrario invece, è necessario che gli individui in età infantile abbiano l’opportunità di sperimentare successi ed insuccessi, imparando per prove ed errori. È fondamentale quindi promuovere una dimensione più ampia del rischio che può essere visto come l’occasione, per i bambini, di sperimentare le proprie abilità, per selezionare gli stimoli esterni che possono condurli verso risultati soddisfacenti e per eliminare invece quelli che rischiano di condurli verso esperienze negative. Nel gioco pericoloso, dunque, l’adulto non deve sostituirsi al bambino, ma al contrario, deve limitarsi a fornire a quest’ultimo tutti gli strumenti necessari affinché sia in grado di risolvere la sua “situazione rischiosa” e deve limitarsi a fungere da supporto. Quindi, in situazioni simili, più che di problem solving, gli adulti dovrebbero dedicarsi alla struttura del problem posing, impegnandosi quindi, non a risolvere il problema al posto del bambino, ma a fornire loro gli strumenti necessari per poterlo fare autonomamente.
Il gioco come fonte di socializzazione e relazione
Il gioco, soprattutto quello all’aria aperta, tende a sviluppare la capacità empatica e relazionale del bambino. Organizzare un’attività ludica a cielo aperto, consente ai bambini di lavorare in gruppo, di cooperare sinergicamente al fine di raggiungere l’obiettivo comune. L’ambiente esterno, rispetto ai setting educativi realizzati in ambienti interni, favorisce la coesione tra i bambini, i quali, trovandosi a mettere in gioco le proprie abilità e le proprie competenze, sono meno inclini a sviluppare situazioni di conflitto tra di loro. Tutto questo porta allo sviluppo nei bambini di capacità empatiche e soprattutto nella consapevolezza dell’altro.
La differenza fondamentale che intercorre tra il gioco all’aria aperta e le attività ludiche localizzate all’interno di luoghi chiusi è che il gioco realizzato in un ambiente naturale consente la socializzazione graduale tra i bambini, che alterneranno momenti di condivisione e di collaborazione a momenti di solitudine e di attività individuali. La socializzazione che si sviluppa all’interno di strutture chiuse risulta essere forzata. Questo perché gli individui, trovandosi tutti ravvicinati e a stretto contatto, si sentono quasi costretti a relazionarsi con gli altri, finendo col creare situazioni di conflitto e di sterile connessione.