I primi anni di vita di un bambino, si sa, sono i più delicati. La sua mente in questo periodo è duttile; capace di assorbire tutto ciò che gli si manifesta intorno. Un’ambiente stimolante è assai fondamentale per il corretto formarsi delle sue capacità cognitive e sociali. Quanto però lo stato d’animo dei genitori può riflettersi su questo processo di sviluppo? É vero che essendo la mamma la figura inizialmente principale, é lei a dover mantenere uno status di calma e serenità? O anche l’umore dei papà influenza il benessere mentale dei figli?
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Il parere dei ricercatori
Un nuovo studio dell’Università del Michigan, pubblicato su Early Childhood Research Quarterly e Infant and Child Development, ha scoperto che i neonati, nonostante la centralità della madre, investono molte delle loro attenzioni anche nei confronti della figura paterna.
Ciò ne comporta che padri significativamente stressati o che mostrano sintomi depressivi, vadano ad influire negativamente sullo sviluppo cognitivo dei bambini, soprattutto in quello del linguaggio.
La cosa che si è rivelata più interessante, agli occhi degli psicologi e psichiatri, è stato scoprire quanto il cattivo umore avesse implicazioni sulla crescita dei figli nel lungo termine e soprattutto in relazione alle loro capacità sociali, come l’autocontrollo emotivo e la capacità di cooperare con gli altri.
Nello studio si è dimostrato infatti, che figli con papà in stato depressivo o con una minor capacità gestionale dello stress hanno, all’età di 3 anni, abilità sociali e comunicative molto piú carenti rispetto alla media.
Ne deduciamo quindi che mantenere un ambiente tranquillo, all’interno del nucleo familiare, è necessario per la corretta crescita dei propri figli. Uno stato mentale rilassato, sia per le madri che per i padri, trasmetterà sicurezza e non potrà che avere effetti positivi sui piccoli e sul loro processo di sviluppo cognitivo.
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