Il padre di una bambina di 7 anni del Michigan ha intentato una causa da 1 milione di dollari contro il distretto scolastico, un bibliotecario e l’assistente di un insegnante perché sua figlia è tornata a casa con i capelli tagliati dalla maestra senza autorizzazione.
Sembra assurdo ma è successo una realmente. Secondo il padre sono stati violati i diritti costituzionali della bambina che ha subito pure discriminazione razziale, intimidazione etnica e stress emotivo. La figlia infatti, così come il padre, è birazziale.
Già era successo qualche giorno prima che la bambina tornasse a casa con i capelli tagliati, ma la prima volta era accaduto per mano di una compagnetta mentre erano sullo scuolabus. Così dopo essere andati dal parrucchiere per sistemarle i capelli con un taglio asimmetrico per rendere meno evidenti le diverse lunghezze, poco dopo alla bambina è successo di nuovo.
Semplicemente la maestra ha preso le forbici e ha continuato a tagliare i capelli dall’altro lato, pensando, a detta sua, di farle un piacere. Peccato però che i genitori non fossero stati avvisati di questo.
La madre di Jurnee è bianca mentre il padre è mulatto, così come la bambina. Sia la compagna che la maestra che hanno arbitrariamente tagliato i capelli alla figlia sono invece bianchi. Secondo il padre è stato compiuto un gesto dettato dalla discriminazione razziale.
Ed è per questo che ha deciso di agire per vie legali, perché sua figlia è stata violata e aggredita. Il consiglio scolastico ha richiamato la maestra che ha tagliato i capelli alla ragazza perché lo ha fatto senza il permesso dei genitori e all’insaputa degli amministratori distrettuali violando le norme scolastiche. Altri due dipendenti erano a conoscenza dell’incidente ma non hanno denunciato il fatto. Tutti e tre i dipendenti si sono scusati.
Il consiglio scolastico ha però affermato che bisogna escludere le motivazioni razziali dal gesto compiuto dalla maestra. Ad ogni modo oggi la bambina frequenta un’altra scuola.