Prima di iniziare a capire come calcolare il periodo fertile, dobbiamo iniziare a parlare di ciclo mestruale ed ovulazione.
Il ciclo mestruale ha inizio il primo giorno della mestruazione e varia da donna a donna, durando generalmente da 26-28 giorni ma anche di più, arrivando fino ai 33-34 giorni e più, ed in tal caso si parlerà di oligomenorrea. Per alcune donne invece è più breve e può arrivare ad essere inferiore ai 25 giorni, definendosi polimenorrea. Dalla comparsa del ciclo mestruale fino all’ovulazione si parla di fase follicolare o fase preovulatoria.
L’ovulazione, invece, è il momento durante il quale l’ovocita viene espulso dalle ovaie – ciò avviene di norma intorno al quattordicesimo giorno del ciclo mestruale ma può variare di donna in donna, in base alla lunghezza del ciclo, quando il nostro corpo raggiunge un picco di ormoni LH ed estrogeni. In questo momento il follicolo ovarico si espande, raggiungendo le sue massime dimensioni e provoca un rigonfiamento sulla superficie dell’ovaia. Tale rigonfiamento viene chiamato stigma. Successivamente, poi, il follicolo va incontro ad una rottura provocata da enzimi litici quali plasmina e collagenasi e libera così l’ovulo perché questo venga fecondato dando così inizio alla fase luteale.
La fase luteale (o luteinica) ha inizio con il rialzo della temperatura, l’interruzione da parte del corpo di secrezioni ovulatorie ed è l’indizio più importante per l’avvenuta ovulazione. La fase luteale può variare in lunghezza da 11 a 16 giorni, ma se non si sa con certezza quando è avvenuta l’ovulazione c’è la probabilità che vi siano di volta in volta variazioni, specie quando il ciclo non è regolare.
Il calcolo del periodo fertile: come si fa
Adesso che abbiamo le idee più chiare su come funziona il ciclo mestruale di una donna possiamo passare ai metodi di calcolo del periodo fertile. Ne esistono diversi in circolazione, ognuno adatto alle diverse esigenze delle donne. Certo, se si è in cerca di un figlio, avere frequenti rapporti con il proprio partner è certamente il metodo più semplice per la ricerca di una gravidanza. Ciononostante, però, c’è da ricordare che l’incontro tra ovocita e spermatozoo è possibile in un giorno solo del ciclo e sapere qual è il giorno corrispondente non può che aumentare le probabilità di successo.
Ci sono dunque cinque metodi principali che possono essere utilizzati per l’individuazione del giorno dell’ovulazione per capire così quando è il momento di intensificare i rapporti. Questi metodi sono:
- il calcolo dei giorni
- rilevazione della temperatura basale
- osservazione delle secrezioni cervicali
- utilizzo di test di ovulazione
- ecografie transvaginali
Ma vediamo assieme adesso nei dettagli di cosa si tratta!
Il calcolo dei giorni fertili
Si tratta del metodo più semplice ma anche quello meno preciso per l’individuazione dei giorni fertili. In pratica, per stabilire il periodo di massima fertilità si prendono in considerazione i giorni alla metà del proprio ciclo mestruale, contando che l’ovulazione avviene circa intorno al 14° o 15° giorno dopo l’inizio del flusso mestruale. Si tratta tuttavia, però, di un discorso fin troppo generico e che può andare bene per donne che hanno cicli estremamente regolari di 28-30 giorni e che possono subire comunque variazioni di mese in mese. Può infatti accadere che l’ovulazione non si presenti durante il periodo previsto e che dunque il periodo fertile non sia stato quello individuato dal calcolo dei giorni, rendendo vano questo calcolo numerico basato meramente sulla lunghezza del ciclo.
Rilevazione della temperatura basale
La temperatura basale e la sua rilevazione sono un altro metodo totalmente naturale per l’individuazione del giorno dell’ovulazione. Ciò consiste nel misurare tutti i giorni la propria temperatura corporea non appena si è svegli. Come abbiamo accennato in precedenza, infatti, dopo l’ovulazione la temperatura corporea tende ad aumentare da 0.3 gradi a 0.5 gradi, passando ad esempio da 36.0° a 36.5° o anche da 36.5° a 37° nella seconda fase del ciclo, ossia la fase luteale post-ovulatoria. Il metodo migliore per queste misurazioni, però, è quello di utilizzare un termometro apposito per l’ovulazione. In commercio esistono diversi termometri per via vaginale che sono di gran lunga più precisi della temperatura rilevata dal normale termometro da infilare sotto l’ascella. Questi termometri si inseriscono con la punta in vagina al mattino, dopo essersi svegliate ed aver dormito ininterrottamente per almeno 5-6 ore.
Il calcolo della temperatura basale infatti non è indicato per chi soffre di insonni a o sonno frammentato e per chi ha squilibri ormonali dovuti allo stress ed alla febbre che potrebbero compromettere gli esiti di questo metodo di rilevazione del periodo fertile. Un’altra nota da sottolineare è che la temperatura del corpo aumenta dopo l’ovulazione, certo, ma dunque questo metodo potrà essere utilizzato solo ad ovulazione avvenuta e non quando avverrà.
Osservazione del muco cervicale
quando si avvicina il giorno dell’ovulazione, la produzione di muco cervicale aumenta esponenzialmente. Il muco cervicale è una secrezione trasparente ed inodore che la donna può trovare sugli slip o quando si va in bagno. Man mano che ci si avvicina al giorno dell’ovulazione il muco cervicale aumenta di quantità diventando sempre più fluido e meno appiccicoso. Quando è molto abbondante e la sua consistenza ricorda la chiara dell’uovo c’è un’alta probabilità che quello sia il giorno dell’ovulazione o che questa avvenga nelle 24-36 ore ore successive. In seguito il muco tornerà denso ed appiccicoso fino a quasi scomparire e dare la sensazione di asciutto e quasi secchezza che determinano i giorni precedenti al ciclo (e quelli immediatamente seguenti). Per poter utilizzare questo metodo bisogna avere una buona conoscenza del proprio corpo e va tenuto presente che se il muco dovesse variare nella colorazione (diventando biancastro, verde o dalla consistenza sospetta) o avere odori particolari o sgradevoli si può andare incontro alla presenza di infezioni come la candida, il trichomonas vaginalis o patologie più serie come la sindrome dell’ovaio policistico.
Test ovulatori
L’ovulazione in questi casi può essere individuata anche grazie ad appositi test ovulatori acquistabili in farmacia o anche nei supermercati. Si tratta di stick acquistabili in confezioni da cinque o sette pezzi che possono aiutare a capire se l’ovulazione è vicina o lontana. La modalità di utilizzo è molto semplice e somiglia molto a quella del test di gravidanza: bisogna mettere lo stick sotto il flusso di urina per cinque o dieci secondi dopodiché bisognerà aspettare qualche minuto. Sullo stick ,poi, compariranno delle linee colorate che, in base alle istruzioni fornite sulla confezione, faranno sapere se si è o non nel periodo ovulatorio. Di solito, se le due linee sul test hanno un’intensità diversa l’una dall’altra vuol dire che si è ancora lontane dal periodo ovulatorio, mentre se sono ugualmente colorate allora in tal caso l’ovulazione è imminente, essendo in atto oppure avvenendo nel giro del giorno consecutivo. Naturalmente il test va ripetuto in diversi giorni per capire quando il momento è propizio per poter tentare una gravidanza.
Ecografie transvaginali
Di solito, se si tanno avendo difficoltà nel riuscire a comprendere quali sono i segnali mandati dal proprio corpo e non si riesce ad individuare il periodo fertile, si può decidere di affidarsi al ginecologo che può eseguire un monitoraggio ecografico su misura per voi. In questo modo, tramite ecografie transvaginali eseguite di giorno in giorno o a giorni alterni il medico può osservare di volta in volta la grandezza del follicolo dominante (quello dal quale verrà rilasciato l’ovocita) e sapere così quando l’ovulazione è vicina. Una volta raggiunte le dimensioni di 2cm, di solito il follicolo è pronto a rilasciare l’ovocita ed il medico consiglierà alla donna di avere rapporti quel giorno stesso ed il giorno a seguire.