La tricotillomania, conosciuta anche come tricomania, è il disturbo che caratterizza quei soggetti tendenti a strapparsi i capelli (talvolta anche i peli del corpo) e fa parte della sfera dei disturbi ossessivo-compulsivi. La conseguenza più immediata è la calvizie, spesso riservata solo ad alcune aree del cuoio capelluto, e lo stress che ne è al contempo anche una causa. Si tratta di un disturbo cronico non incurabile che però richiede una forte applicazione da parte del soggetto interessato, specialmente se in età pediatrica, e molta dedizione di genitori e specialisti.
L’insorgenza non è specifica della prima infanzia, seppur possibile, ma dell’età compresa tra 9 e 13 anni. Cause scatenanti, come detto, sono ansia e stress oltre che disturbi depressivi.
Uno dei problemi di maggior rilievo riguardo questo disturbo è la riluttanza dei soggetti che ne sono affetti a manifestare il comportamento in pubblico (anche se con il tempo le manifestazioni diventano palesi in circostanze anche pubbliche) per via delle ripercussioni sociali che comporterebbe; dunque la diagnosi è spesso tardiva e la valutazione della prevalenza è di difficile inquadramento: probabilmente tra lo 0,6% ed il 4% della popolazione mondiale.
Età e tipolgia di insorgenza
Dal momento in cui il bambino inizia ad avere coscienza di sé ed inizia il vero e proprio processo di socializzazione primaria (più particolarmente tra i 10 ed i 24 mesi), fino ad i 6 anni, possono verificarsi episodi sporadici di tiramento dei peli e più in particolare dei capelli. Questi episodi sporadici, che pur possono accompagnare il bambino fino all’adolescenza ed anche oltre, non sfociamo sempre in un disturbo ma è opportuno tener d’occhio la frequenza degli episodi e l’eventuale instaurarsi di un meccanismo causa-effetto.
Le prime manifestazioni coincidono con l’arricciarsi i capelli senza strapparli, in questo modo il bambino regola la tensione abbassandola, distraendosi dal contesto e concentrandosi sul gesto in sé. Le cause teoricamente implicate a questa carica negativa di stress sono riconducibili, non di rado, al rapporto con i genitori che spesso commettono errori nel valutare il disagio (anche strettamente riservato a questa specifica manifestazione) divenendo incapaci di valutare attentamente le richieste provenienti dal bambino che viene represso e non condiviso e capito. La tricotillomania è solitamente identificata come tic nervoso, partendo dall’abitudine esasperata di accarezzarsi o toccarsi i capelli, fino a forme gravi e dalle conseguenze anche complesse.
Conseguenze del disturbo
Tra le conseguenze complesse accennati vi sono quelle in cui i bambini non solo strappano ma arrivano a mangiare i propri peli, sfociando così in altri disturbi, e implicando seri problemi intestinali con la formazione di ammassi piliferi in grado di creare blocchi digestivi meritevoli di intervento chirurgico. Vediamo più nel dettaglio quali sono queste complicazioni e conseguenze della tricotillomania:
- Danni ai capelli: quando l’abitudine di strappare via i capelli ed i peli, i danni ai bulbi piliferi possono diventare irreversibili trasformandoli in atrofici, causando così una ridotta funzionalità dei follicoli talvolta permanente;
- Danni alla pelle: l’azione del tirare i capelli può causa dermatiti di vario grado che addirittura potrebbero sfociare in infezioni;
- Bezoari: quando la tricomania si trasforma in tricofagia (disturbo che induce a mangiare i propri peli o capelli formando dei boli) le conseguenze possono essere disastrose, la formazione di un tricobezoario (se formato da capelli) o di un pilobezoario (se formato da peli), che sono masse pilifere impossibili da digerire, nel tratto gastrointestinale può causare blocchi anche gravi della digestione favorendo l’insorgenza di dolori addominali, perdita di peso, carenze alimentari, vomito, etc. fino ad arrivare all’occlusione intestinale che richiede immediato intervento chirurgico.
- Stress: soffrire di questo disturbo ed esserne consapevoli, può portare i bambini ad avvertire un senso di forte vergogna e umiliazione nel venire derisi da chi li osservi, con conseguenze manifestazione di disturbi come ansia e depressione.
- Problemi relazionali: molte persone affette da tricotillomania, a causa del proprio aspetto che via via potrebbe logorarsi per la carenza di peli provenienti da zone del corpo e del volto come ciglia e sopracciglia, inizieranno ad utilizzare artefatti estetici finti per nascondere le conseguenze del disturbo fino a maturare una certa insicurezza di sé ed a fuggire dalle situazioni intime in cui il proprio disturbo possa essere smascherato.
Terapia del disturbo e delle conseguenze
Gli interventi da attuare per affrontare il disturbo della tricotillomania devono essere apportati nel minor tempo possibile per aiutare chi ne è affetto, specialmente in età pediatrica, a liberasi di questa fastidiosa evenienza. La strategia maggiormente sposata è quella dell’inversione di tendenza in cui il soggetto affetto dovrebbe trovare un’alternativa all’atto del tirare i capelli, ad esempio stringere i pugni oppure spostare le mani dai capelli alle orecchie per immediata vicinanza.
Ad oggi l’approccio migliore è garantito dalla terapia cognitivo-comportamentale che aiuti a identificare ed esaminare le credenze distorte che si possono acquisire riguardo il tirare i propri capelli. Alla base di tutto ciò va comunque identificato il problema che spinga il bambino ad agire in questo modo e spingerlo di conseguenza ad accettare il problema ed agire impegnandosi affinché non si verifichi in modo compulsivo.
Gran parte dei bambini per cui il problema venga rapidamente riconosciuto ed affrontato con una terapia mirata (solo raramente farmacologica) va in contro a guarigione delle conseguenze salutari, qualora ve ne siano stati, e remissioni dei sintomi ossessivi. Talvolta, proprio quando il disturbo è ad insorgenza precoce, va in contro ad remissione spontanea. Solo in rari casi, specialmente quando il disturbo è ad insorgenza tardiva, la tricotillomania può essere secondaria ad altri disturbi psichiatrici riferibili alla sfera dei DOC, dunque più difficili da trattare.
Una volta abbattuto il muro del comportamento compulsivo si può tentare di ripristinare il cuoio capelluto con agenti stimolanti dei follicoli ancora produttivi e far così ricrescere i capelli caduti. Qualora però la situazione fosse gravemente compromessa l’unica alternativa è rappresentata dalla chirurgia tricologica volta ad effettuare l’autotrapianto da zone non danneggiate. La diagnosi precoce resta dunque la migliore terapia possibile per preservare i bambini da queste fastidiose evenienze.
Diagnosi differenziale
Pur non trattandosi di una vera e propria diagnosi differenziale, è essenziale riconoscere per tempo quando il bambino che porti sempre le mani ai capelli lo faccia per un disturbo del comportamento o perché esista un reale fastidio fisico magari non direttamente comunicato. Indipendentemente dal modo in cui i bambini portino le mani alla testa, che tirino, arriccino e giochino compulsivamente con i capelli, è importante escludere l’insorgenza di una pediculosi: ossia la presenza sul cuoio capelluto del bambino di pidocchi.