La Vitamina D in gravidanza è fondamentale per il benessere della mamma e del bambino. Sono diverse le realtà scientifiche e mediche in Italia e a livello internazionale che hanno sottolineato l’importanza di un’integrazione, volta a garantire che non ci siano carenze che potrebbero avere conseguenze per la salute della donna e del piccolo che porta in grembo.
Studi scientifici hanno dimostrato che i livelli di vitamina D presenti nella mamma al momento della gravidanza possono influire molto sui processi di acquisizione della massa ossea del bambino, sia quando è ancora nel grembo materno sia dopo la nascita e per il resto della sua vita.
Bassi livelli di questa vitamina, infatti, possono rispecchiare problemi a carico delle ossa: suo compito è quello di garantire il giusto apporto di calcio utile per poter mantenere in forza la massa ossea della mamma e aiutare nella formazione della stessa nel bambino che cresce nel suo pancione (è fondamentale nella fase di mineralizzazione dello scheletro del feto).
Ma sono anche altre le conseguenze di una carenza di vitamina D in gravidanza che non devono mai essere sottovalutati. Un’integrazione potrebbe essere necessaria nei nove mesi di gestazione, a patto di non esagerare, perché anche un eccesso di questa vitamina potrebbe comportare dei rischi da tenere in considerazione. Meglio seguire le indicazioni del medico curante anche quando si tratta di integratori utili per la salute di mamma e bambino.
Cos’è la vitamina D
La vitamina D è una vitamina liposolubile che viene accumulata nel fegato. Il corpo la rilascia a piccole dosi quando è necessario. Esistono due forme di vitamina D: l’ergocalciferolo è la forma che viene assunta tramite l’alimentazione, mentre il colecalciferolo è quella che viene sintetizzata direttamente dal nostro organismo. Negli alimenti la vitamina D non è ampiamente presente, anzi, è molto scarsa. La possiamo trovare nel latte e nei suoi derivati, nelle uova, nel fegato, nelle verdure a foglia verde, in alcuni pesci grassi. Quantitativi maggiori si trovano all’interno dell’olio di fegato di merluzzo.
La vitamina D, che per la maggior parte è sintetizzata dal corpo umano tramite l’assorbimento dei raggi del sole tramite la pelle, è utile per regolare il metabolismo del calcio e per la calcificazione delle ossa. Inoltre aiuta a mantenere nella norma i livelli di fosforo e di calcio all’interno del flusso sanguigno. Nelle diverse fasi della vita e della crescita potrebbero esserci delle carenze di vitamina D, che vanno risolte tramite un’integrazione. In particolare è fondamentale per i bambini appena nati, così come in gravidanza e in allattamento.
Vitamina D in gravidanza, il dosaggio consigliato
Il fabbisogno quotidiano di vitamina D cambia in base a molti fattori, in particolare all’età del soggetto. Ma giocano un ruolo fondamentale anche alcune condizioni, proprio come la gravidanza. Il fabbisogno medio che si considera è di circa 400 unità al giorno, ma in caso di carenze o altri fattori di rischio si può arrivare anche a 1.000 unità al giorno.
E in gravidanza? Ovviamente serve un dosaggio maggiore per venire incontro alle esigenze della mamma e del bambino. Secondo le ultime indicazioni, infatti, durante i nove mesi di gestazione le donne incinte dovrebbero assumerne 100 microgrammi al giorno, così da essere sicuri di evitare possibili carenze dannose per la salute della mamma e del bambino.
Certo non è facile capire quanta vitamina D si assume ogni giorno, perché, come detto in precedenza, con l’alimentazione l’apporto è ridotto. Si può però eseguire un semplice esame del sangue che può indicare se il soggetto è in condizione di carenza o ipovitaminosi. Condizione che si può manifestare sovente se si presenta i seguenti fattore di rischio:
- pelle scura o molto scura, con un’alta pigmentazione cutanea (la maggior parte della vitamina D assunta viene assimilata tramite il sole e l’assorbimento della pelle, se la pelle è più chiara si ha in questo senso un vantaggio non indifferente)
- scarsa esposizione al sole
- obesità
- utilizzo di farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D
In gravidanza si aggiungono anche i seguenti fattori di rischio:
- età molto giovane della mamma
- figlio precedente affetto da rachitismo
- rischio aumentato di preeclampsia
Carenza di vitamina D in gravidanza, quali sono i rischi
Come abbiamo già sottolineato in precedenza, livelli bassi di vitamina D possono provocare problemi alla massa ossea della mamma e del bambino che porta in grembo, non favorendo una corretta formazione del piccolo. Inoltre, si parla anche di un rischio maggiore di parto prematuro e di asma nei bambini.
Per la mamma si parla di rischi che non bisogna assolutamente sottovalutare. La futura mamma potrebbe soffrire di pressione alta in gravidanza, di preeclampsia e anche di diabete gestazionale, delle condizioni che potrebbero comportare problemi di salute non indifferenti, anche a carico del bebè. Si parla anche di basso peso alla nascita e di parto prematuro, nel caso di carenze di questa vitamina nella mamma.
Carenze e mancanze di vitamina D posso comportare disfunzioni nella calcificazioni delle ossa, con conseguenze come il rachitismo nei bambini o le deformazioni ossee, ma anche osteomalacia, condizione che si manifesta quando l’interno delle ossa ha un contenuto minerale considerato insufficiente. Inoltre rende i denti più deboli. Una carenza di vitamina D, infatti, potrebbe avere conseguenze negative anche sui denti del bambino, come riportato da una ricerca scientifica eseguita da un team di ricercatori canadesi nel 2014. Secondo quanto riportato dagli esperti, i bambini partoriti da donne con carenza di vitamina D potrebbero rischiare di più di soffrire di carie.
In caso di carenza vitaminica conclamata e dopo valutazione attenta del medico curante, potrebbe essere necessaria una supplementazione di vitamina D, tramite integratore alimentare (si parla di circa 800-2000 Ul al giorno, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità suggerisce di aumentare il fabbisogno di 200 Ul ogni giorno per riportare i livelli nella norma).
Troppa vitamina D in gravidanza, le conseguenze per la mamma
Attenzione a non esagerare con l’integrazione di vitamina D, perché è considerata una delle vitamine più tossiche in caso di sovradosaggio.
I primi sintomi sono diarrea, vomito, perdita dell’appetito, mal di testa, debolezza a carico dei muscoli, contrazioni muscolari e spasmi muscolari. Nei casi più gravi l’eccesso di vitamina D provoca mineralizzazione dei tessuti non ossei e calcificazioni degli organi, con possibilità di formazione di calcoli renali. Una conseguenza dell’eccesso di vitamina D è l’ipercalcemia, che provoca un indurimento dei vasi sanguigni di cuore e polmoni. Nei bambini, invece, si parla di rischio aumentato di soffrire di iperattività.
I rischi per la salute sono molti. Il sovradosaggio di vitamina D di solito è dovuto a un uso non corretto di integratori per scopo terapeutico, visto che le cause non sono da rintracciarsi nella scorretta alimentazione (e gli studi scientifici hanno dimostrato che non sono riscontrabili nemmeno nell’eccessiva esposizione ai raggi solari).
Attenzione anche agli integratori multivitaminici che si prendono di solito in gravidanza e che spesso oltre all’acido folico contengono anche altre sostanze preziose per mamma e bambino, proprio come la vitamina D. Talvolta il dosaggio è così alto da coprire il fabbisogno quotidiano previsto, quindi bisogna conoscere bene la composizione di quello che si assume, per evitare eccessi che possono far male alla salute.
Prestate, dunque, la massima cautela in gravidanza e non solo, quando si parla di integratori. Chiedete sempre consiglio al vostro medico curante e seguite in maniera scrupolosa le sue indicazioni.